Politica
Di Maio inviato Ue, Giggino tiene famiglia... Che figuraccia di Draghi
Sembra una storia tipicamente italiana, anzi campana, ma in realtà ha assunto toni internazionali
Di Maio inviato Ue nel Golfo Persico. “Salvate il soldato Luigi”. La figuraccia di Mario Draghi
Luigi Di Maio –come si sa- tiene famiglia. E quindi quello che sta emergendo in queste ore è una sorta di mandato imperativo kantiano: “Salvate il soldato Di Maio”. Ma da cosa? si chiederà il lettore. Ma dal bibitoraggio allo stadio San Paolo da cui proviene e potrebbe tornare. Un salvataggio che porterebbe nelle tasche dell’ex ministro ben 12.000 euro netti al mese più una serie di benefici e quindi in linea con lo slogan “sconfitta la povertà” con cui salutò l’approvazione del Reddito di cittadinanza. Peccato che l’unica “povertà” sconfitta poi fu la sua. Della vicenda ce ne siamo occupati qualche giorno fa: Sembra una storia tipicamente italiana, anzi campana, ma in realtà ha assunto toni internazionali.
Facciamo un brevissimo riassunto. Di Maio, dopo le ultime elezioni politiche, era rimasto fuori da tutto. Sconfitto nell’uninominale e nel maggioritario con l’inesistente Impegno Civico che ha preso un misero 0,6%, sembrava aver fatto un salto nel vuoto senza alcun paracadute sfracellandosi alle falde del Vesuvio, ma così non era.
Infatti il furbo Gigino si era tutelato e per la scissione dai Cinque Stelle compiuta per sorreggere il governo Draghi e rimanere ancora qualche mese accozzato alla poltrona, aveva fatto un accordo congeniato in due parti: la prima era quella pubblica, diciamo così alla luce del sole, che prevedeva appunto scissione e candidatura la seconda invece era stata ideata negli oscuri meandri di quel Palazzo che proprio lui e i Cinque Stelle volevano “aprire come una scatoletta di tonno” e cioè c’era un accordo con Mario Draghi che se le cose fossero andate male con la candidatura con l’ex odiato Partito democratico sarebbe scattato il paracadute europeo e così è stato.
Quindi dopo essere sparito per due mesi dai radar della politica Gigino è schizzato fuori dal cappello magico di Josep Borrel, Alto rappresentante Ue di qualche cosa, cioè il “ministro degli Esteri” dell’Unione Europea, che lo ha messo in una short list farlocca di quattro concorrenti di cui in queste ore si starebbe formalizzando il vincitore che sarebbe naturalmente lui, il Gigino nazionale. Tuttavia l’ultima parola spetta al Consiglio, cioè agli Stati membri.
Nell’articolo di Affari facevo anche l’ipotesi che in realtà l’UE starebbe prendendo due piccioni con la classica unica fava perché oltre il salvataggio del “soldato Di Maio” otterrebbe anche il risultato di dimostrare all’Italia che è ancora Bruxelles a comandare e non Roma. Ora il centro – destra ha preso coscienza di questa evidente situazione ed ha cominciato a prendere provvedimenti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che “Di Maio non è un nostro candidato” che in linguaggio diplomatico significa che se lo nominate ambasciatore nel Golfo per l’Energia ci fate uno sgarbo ai limiti del personale.
Ma poiché i rapporti tra cdx ed Ue sono tesi per via della faccenda delle navi di migranti, ora Bruxelles ha un’arma in più contro l’Italia. Una situazione abbastanza squallida che dimostra che tutto il mondo è Paese e quando c’è da fare inguacchi e similari l’Unione Europea non è seconda a nessuno. E l’Italia un danno comunque l’avrà perché fare fuori –giustamente- Di Maio avrà comunque un costo che peserà nelle altre trattative. E in tutto questo chi non ci fa una bella figura è proprio Mario Draghi che si è rivelato l’ennesima volta solo un uomo di Bruxelles e non un uomo delle istituzioni italiane.