Politica

Dopo Silvio Berlusconi, il nulla antropomorfo

L'opinione di Alfredo Tocchi

Silvio Berlusconi potrebbe davvero, per una volta, essere il portavoce della Nazione, il paladino della maggioranza degli italiani che è contraria alla guerra

Berlusconi, l'unico uomo che può rifondare la destra

Assolto per l’ennesima volta, di nuovo senatore, a 86 anni il Cavaliere vive con serenità i suoi anni azzurri. Tuttavia, c’è una nota stonata, un dettaglio perfettibile che potrebbe fare la differenza, non per lui, ma per noi italiani. Dal nulla, si è inventato un partito e lo ha gestito da par suo, cioè da padre padrone. Persone degne e meno degne ne hanno fatto parte e hanno ricoperto cariche importanti sia in Italia che nell’Unione Europea. Oggi il partito è un cadavere marcescente, una putrida cloaca dove sguazzano personaggi folcloristici, politici di professione (ironia della sorte: la categoria più detestata dal Cavaliere) e nullità antropomorfe.

Così, persino lo starnuto di Silvio Berlusconi sembra il ruggito di un leone al confronto dei belati dei suoi parlamentari. Uomo incommentabile, nel bene e nel male al di sopra (o al di sotto) di tutto, il Cavaliere possiede una dote rara: l’umanità. Per trent’anni non ho votato a causa sua: forse il mio era snobismo, o forse disillusione (o meglio, la certezza che un uomo simile avrebbe sempre e comunque anteposto i propri interessi a quelli della Nazione).

No, non sono stato sedotto dalla sinistra (come molti amici laici). Ma a torto o a ragione ho sempre considerato il tycoon di Arcore un ostacolo insormontabile sulla via della costituzione di una moderna destra in Italia. Osservando come la destra si sia evoluta, credo di averci visto giusto. Ciò nonostante, oggi mi sento di scrivere, a futura memoria, che Silvio Berlusconi è l’unico italiano che potrebbe rifondare la destra nel senso da me auspicato.

Le sue dichiarazioni sulla guerra – subito smentite dal suo entourage, che ormai lo tratta come un pittoresco rimbambito – confermano che lui è l’unico outsider dotato di una visione politica. Outsider perché non avendo bisogno di finanziamenti dalle lobbies può permettersi di dire ciò che pensa, visione politica perché nel suo attacco a Zelensky ha intercettato perfettamente le speranze di molti italiani disgustati da Joe Biden.

Destra e sinistra sono ormai completamente interscambiabili, manovrate come burattini dal Deep State, dalle lobbies e ugualmente sostenute dalla più grande campagna di mistificazione della Storia. Per entrambe, il ruolo dell’Italia è di essere una colonia docile e sottomessa, sede di basi militari indispensabili per gli americani, abitata da persone folkloristiche e incapaci di comprendere la contemporaneità.

Dall’unità d’Italia a oggi siamo stati una specie di protettorato inglese o americano, alla mercè dei nostri protettori. In un intervento davvero memorabile, il Professor Jeffrey Sachs racconta come gli Stati Uniti siano l’unica Nazione in grado di cancellare il debito pubblico di altre Nazioni sovrane. Porta l’esempio della Polonia, ma è chiaro che il ragionamento si potrebbe applicare all’Italia (o alla povera Grecia). Le istituzioni finanziarie internazionali sono il braccio armato della politica globalista, esemplare la destituzione di Silvio Berlusconi nel 2011, un vero e proprio golpe.

Non comandano i mercati (come affermano gli economisti sprovveduti) comandano pochi esseri umani che gestiscono patrimoni inimmaginabili (i 21 trilioni gestiti da BlackRock, Vanguard, State Street sono un esempio). Oggi, questi esseri umani hanno un obbiettivo ambizioso: impadronirsi delle ricchezze della Federazione Russa, dopo che Vladimir Putin ha fatto fallire il primo tentativo compiuto ai tempi di Egor Gajdar e di Boris Eltsin.

Tutto il mondo Occidentale ha sposato la causa di Zelensky e le nullità antropomorfe si affrettano a smentire le dichiarazioni del vegliardo Cavaliere. Ma lui ha detto una sacrosanta verità perché sa come va il mondo e (soprattutto) sa che ormai gli americani hanno puntato tutto su Giorgia Meloni, presentata all’Aspen Institute da Giulio Tremonti, novello Bruto che non ha esitato a rinnegare il suo Cesare.

E questa è la nota stonata, il dettaglio perfettibile: Silvio Berlusconi potrebbe davvero, per una volta, essere il portavoce della Nazione, il paladino della maggioranza degli italiani che è contraria alla guerra. Sarebbe il suo capolavoro politico, sarebbe forse persino la nascita di una destra realmente sovranista e meno succube degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Invece tollera il cadavere marcescente, la putrida cloaca che è divenuta Forza Italia e il nulla antropomorfo che si crede il suo leader.