Politica

Dori (Verdi): “Il decreto Rave è inutile, i raduni non calano”

di Stefano Marrone

Devis Dori, deputato di Europa Verde, mostra ad Affaritaliani.it la mancanza di deterrenza del decreto Rave. “In due anni otto indagati, zero condanne e i raduni non sono diminuiti. È solo uno spot”

Dori (Verdi): “Il decreto Rave è inutile, i raduni non calano”

Il cosiddetto “decreto Rave” compie due anni, ma non è servito un granché. Era l’ottobre del 2022 quando l’appena insediato governo Meloni introduceva, con grande enfasi, una norma contro i “raduni pericolosi”. Risultato? Praticamente nullo. Lo scorso aprile l’onorevole Devis Dori (Europa Verde) e altri parlamentari di opposizione avevano presentato un’interrogazione parlamentare sulla norma. La risposta scritta del ministro Nordi aveva mostrato l’inefficacia della norma. Nel 2023, una cinquantina di persone erano finite sotto indagine e solo 8 a processo. “Un trend che nel 2024 non si è invertito” conferma Dori. L’intervista. 

Onorevole Dori, come valuta il cosiddetto “decreto Rave”, a due anni dalla sua approvazione? 

Come avevamo già anticipato in fase di approvazione nel 2022, è assolutamente inutile. Uno spot da parte del governo che doveva mostrare i muscoli sin dal primo provvedimento. Una prassi dannose, e per giunta, inutile che si è ripetuta nei disegni di legge successivi. Si è parlato di “pan-penalizzazione”, qualsiasi fattispecie diventa un reato, modificando una norma già esistente. 

Torniamo alla fattispecie del “decreto contro i raduni pericolosi”, sta funzionando?

La norma incriminate è stata approvata due anni fa, la sera del 31 ottobre in Consiglio dei Ministri. Lo ribattezzai “decreto Halloween”, e non solo per la data: anche il contenuto è mostruoso. La ratio – di cui abbiamo avuto sfoggio anche con il “decreto Sicurezza” – secondo cui lo strumento penale favorirebbe la deterrenza è un’aberrazione giuridica. I reati non si prevengono introducendo nuovi reati.

In termini numerici, la norma ha dato prova di una qualche deterrenza? 

I riscontri mostrano che non ha avuto alcuna efficacia. Lo ha ammesso lo stesso ministro Nordio, lo scorso aprile, nella risposta per iscritto a un’interrogazione parlamentare. In oltre un anno e mezzo, la norma ha portato a zero condanne. Ci sono stati diciotto procedimenti e solamente otto indagati. La sensazione è che l’iter giudiziario si concluderà con un nulla di fatto, ma la prossima settimana proporremo una nuova interrogazione al ministro per avere aggiornamenti sulla sorte degli indagati. 

In due anni almeno i rave sono diminuiti?

Al momento non esistono dati ufficiali per il 2024, li chiederemo al ministro settimana prossima. I dati forniti a mezzo stampa, però, parlano chiaro. Un dato di Pagella Politica mostrava come nel 2023, a un anno dalla sua entrata in vigore, la deterrenza del “decreto Rave” non c’è stata. I raduni illegali non erano diminuiti, al contrario, se possibile erano aumentati. L’unica modifica concreta è stata l’attivazione della possibilità di un più pronto intervento della polizia per eseguire controlli sui rave. Come nel caso delle sanzioni agli eco-attivisti, però, non sembra aver scoraggiato gli organizzatori. Le persone motivate non desistono a manifestare il proprio pensiero perché il governo introduce una nuova fattispecie penale. Vale per i rave come per i blocchi stradali. Il “decreto Rave” alla fine si è dimostrato solo un inutile spot del governo.