Politica

Rave, bufera sul primo decreto del governo Meloni. Il nodo-riforma Cartabia

Di Lorenzo Zacchetti

La polemica non è "solo" politica. Sul piano tecnico, ci sono dubbi sui criteri di urgenza che hanno consentito di intervenire sul terreno legislativo

Il decreto anti-rave di Meloni-Piantedosi: è anticostituzionale? I dubbi e le polemiche

 

Dal rave di Modena alla modifica del codice penale. Il primo decreto-legge del governo Meloni ha suscitato un autentico putiferio sul piano politico (e fin qui c'è poco da stupirsi), ma anche sul piano tecnico ci sono dei dubbi sulla correttezza dell'intervento normativo.

Le associazioni degli studenti lo definiscono “un testo scritto male e in fretta”, temendo che la sua vaghezza consenta di interdire non solo i rave-party, ma anche la libertà di manifestare e dissentire. “C’è ancora tempo prima della conversione in legge definitiva per modificare il comma che contestiamo”, dicono all'unisono Rete Studenti e Udu.

In queste cose, però, tecnicalità e sostanza si intrecciano. Nei palazzi della politica si parla di un possibile vizio di forma. Il governo Meloni ha introdotto un nuovo articolo del codice penale, il 434-bis, ma la Costituzione prevede che solo il Parlamento – espressione diretta della volontà popolare – possa legiferare su comportamenti che possono avere come conseguenza la compressione della libertà personale dell’individuo o il pagamento di una certa somma come ammenda o multa.

La "riserva di legge" e gli orientamenti giurisprudenziali

Si chiama “riserva di legge”, ma, rispetto alle intenzioni dei padri costituenti, la dottrina ha poi seguito vari orientamenti. In diverse occasioni le materie penali sono state disciplinate con decreto legge e non con Legge delega, che prevede invece la delega esplicita dal Parlamento al Governo, su questioni molto specifiche. Ciò nonostante, l'orientamento giurisprudenziale lascia aperto il campo a possibili interpretazioni difformi: diciamo che si può serenamente discutere nel merito.

Ciò che invece è indiscutibile è il criterio di urgenza in ragione del quale il Governo può supplire la funzione legislativa. Nel caso specifico di Modena, l'urgenza era evidente, sebbene in molti contestino il fatto che il testo vada ben oltre la repressione dei rave-party. L'introduzione del reato di “invasione arbitraria di terreni o edifici” viene definito “pericolosissimo” da Vinicio Nardo, presidente della Camera Penale di Milano. A suo avviso è ancora più preoccupante il fatto che l'iniziativa sia scaturita “sull’onda emotiva di un rave party in cui, tra l’altro non è successo niente di grave”. 

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Al ministero dell’Interno danno un'interpretazione opposta, spiegando che la norma “non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni”, ma senza sostanziare nel merito tale affermazione. 

Entrare nel merito sarà invece necessario, perchè, sostengono fonti qualificate d affaritaliani.it, se sul rave di Modena c'è il criterio dell'urgenza, sul rinvio dell'entrata in vigore della riforma Cartabia – altro provvedimento molto discusso del decreto – non si capisce dove si riscontri tale urgenza, necessaria affinché il Governo potesse intervenire su un provvedimento già approvata dal Parlamento. Insomma, un inizio decisamente in salita per il nuovo Governo, tra polemiche sia interne che esterne alla maggioranza.