Politica
Elezioni, sondaggi: centrodestra al 46,6%. Si lavora già a premiership e liste
Si prefigura una battaglia testa a testa tra il PD e FdI per diventare il primo partito. Ma la coalizione di centrodestra è a quasi al 47%
Elezioni, sondaggi: testa a testa tra Pd e FdI. Ma la coalizione di centrodestra è (molto) avanti
Quella che si prefigura, e non da oggi, è innanzitutto una battaglia testa a testa tra il Partito Democratico di Enrico Letta (da ieri il principale partito “draghiano” tout court) e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (che fin dall’inizio è stato invece il principale se non l’unico partito anti-Draghi). Entrambi, secondo la Supermedia* pubblicata da Agi, otterrebbero tra il 22 e il 23 per cento dei voti, con FDI avanti di un misero 0,7%. Molto più staccata, al 14,4% (peggior dato da inizio legislatura) la Lega, che dovrà fare una campagna elettorale accontentandosi del ruolo di seconda forza del centrodestra, con almeno un pezzo importante della sua classe dirigente – in particolare i presidenti delle Regioni settentrionali – ben poco entusiasti nei confronti del leader Matteo Salvini e delle sue recenti mosse.
La “vittima sacrificale” predestinata di questa campagna elettorale sembra essere il Movimento 5 Stelle: da mesi in crisi di consensi, con una scissione importante (anche se più nei numeri parlamentari che nei consensi effettivi) appena avvenuta, e ora con il serio rischio di restare escluso dall’alleanza con il PD , il M5S non avrà nemmeno molto tempo per ri-posizionarsi cercando di recuperare consensi con un “ritorno alle origini” di movimento anti-sistema e di opposizione – ammesso che questa fosse l’intenzione di Conte.
Anche quella di Forza Italia è un’incognita: il non voto a Draghi in Senato ha comportato una frattura non indifferente nel partito di Silvio Berlusconi. I ministri Brunetta e Gelmini e il senatore Cangini che si sono già dimessi da FI e probabilmente troveranno “asilo politico” (come anche, probabilmente, gli elettori forzisti più filo-Draghi) in altri soggetti, a cominciare da Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Questi due partiti, ad oggi, valgono insieme il 7,6%, non molto lontano dall’8,4% di cui è accreditata FI.
Alle loro spalle, la pattuglia di partiti che lotterà per superare il 3% – soglia di sbarramento prevista dal Rosatellum – è piuttosto folta: c’è ItalExit di Paragone (2,6%), c’è Art.1/MDP (1,9%), che probabilmente cercherà un riavvicinamento col PD; e ci sono poi Verdi e Sinistra Italiana, che recentemente hanno unito le forze in un “cartello” con l’obiettivo di presentarsi alle elezioni con un unico simbolo e attualmente, se sommati, varrebbero ben il 4%.
Alle elezioni, però, ci si presenta non come liste singole, bensì come coalizioni. Il centrodestra da un lato e il PD dall’altro cercheranno di unire le forze per vincere il maggior numero di seggi nei collegi uninominali previsti dal Rosatellum. Il perimetro definitivo delle coalizioni lo sapremo solo nelle prossime settimane (i simboli e le liste dei candidati andranno depositati a inizio agosto), ma è verosimile che il centrodestra si presenti con almeno 3 liste (FDI, Lega e FI) e che il PD non riuscirà ad allearsi con il M5S o quel che ne rimarrà, ritrovandosi in questo modo con una coalizione “draghiana” molto simile a quella che si formò intorno al PD renziano nel 2018. In tal caso, la situazione ai blocchi di partenza è decisamente favorevole al centrodestra, che col 46,6% dei consensi virtuali avrebbe ben 17 punti di vantaggio su un centrosinistra così composto, e le sue chance di conquistare un’ampia maggioranza di seggi sarebbero quindi molto elevate.
Elezioni, il centrodestra si vede già vincente e prepara premiership e liste
I leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, dovrebbero vedersi presto, nel primo vertice di coalizione dopo quello deludente di fine marzo. L'incontro non dovrebbe tenersi a villa Grande, e non subito. Perché la presidente di Fratelli d'Italia vuole che l'incontro avvenga in una sede istituzionale, quantomeno non in una residenza privata e, prima di sedersi al tavolo con gli alleati, vuole discutere con i suoi le regole d'ingaggio.
Intanto chiede che si sciolga il nodo della regione Siciliana, che venga rispettato il criterio degli uscenti. Altrimenti - la tesi che viene ribadita in FdI - si deve discutere anche delle altre Regioni. E poi Meloni chiede un metodo chiaro per l'indicazione del candidato premier della coalizione. Perché il criterio è che ci prende più voti governa, mentre da tempo Berlusconi ripete che Meloni si rischia uno spostamento a destra e che l'elettorato moderato non verrebbe rappresentato.
"La questione della premiership non è all'ordine del giorno. Se e quale indicazione dare lo decideremo nel corso di un vertice che faremo comunque prima della campagna elettorale", ha tagliato corto oggi il fondatore di FI. La presidente di FdI, però, difficilmente cederà sulla premiership e, anzi, susciterebbero ironia in via della Scrofa le ipotesi di un suo eventuale passo indietro per fare spazio a una figura, magari un uomo, gradito anche agli alleati.
C'è il poi nodo della divisione dei collegi. Lega e Forza Italia hanno fatto trapelare di essere favorevoli a una divisione in parti uguali (33%) dei collegi rispettivamente per FdI, Lega e FI, con gli azzurri che si farebbero carico di Udc e Noi con l'Italia. Altri propongono di fare una media delle percentuali nei sondaggi e del dato storico di ogni singolo partito. Mentre Meloni chiede da sempre che la spartizione sia fatta in base ai sondaggi, come avvenuto nel 2018.
Ma su questo, nel corso delle telefonate di ieri con gli alleati, la leader di Fratelli d'Italia sarebbe apparsa più disponibile a trattare. Sicuramente - lo ha anticipato - chiederà l'impegno alla sottoscrizione di un patto anti-inciuci (lo ha chiamato "indisponibilità ad alleanze variabili"). Sul fronte delle liste, Berlusconi ha smentito vi sia la volontà da parte di Forza Italia di fare una lista unica con la Lega (accorpando i consensi dei due partiti, il Cavaliere e Salvini potrebbero giocarsi l'indicazione del candidato premier).
"Non ci saranno liste uniche. Manterremo le nostre identità", ha garantito. L'ex premier ha rilasciato due lunghe interviste - a Repubblica e al Tg2 - per spiegare il senso della scelta di non votare la fiducia a Draghi, che ha portato all'uscita dal partito di Mariastella Gelmini, ieri, di Renato Brunetta e del senatore Andrea Cangini oggi.
Mentre Mara Carfagna dice di voler "prendere le distanze da FI e aprire una riflessione". Potrebbero nei prossimi giorni dire addio anche un altro paio di deputati. Berlusconi ha usato parole molto dure nei confronti dei fuoriusciti. "Riposi in pace chi tradisce", ha detto a chi gli chiedeva conto di Gelmini e Brunetta. Il Cavaliere, che non escluderebbe una sua candidatura, ha anticipato che sara' "in campo in prima persona" nella seppur breve campagna elettorale verso le politiche del 25 settembre, e ha assicurato di aver già scritto un programma elettorale "avveniristico".
Molto dure anche le frasi usate nei confronti di Mario Draghi. Forza Italia non ha "alcuna responsabilità" della crisi, ha voluto precisare, "noi saremmo stati leali fino ad aprile/maggio del 2023", ma sono stati i "5 stelle irresponsabili" ad aver strappato e Draghi, che "probabilmente si era stancato", si è reso "indisponibile a un bis", ha "preso la palla al balzo".
D'altronde - è l'osservazione al vetriolo del Cav - il "lavoro di presidente del Consiglio ha orari più lungi di quelli di governatore di una banca centrale". Sul fronte leghista, Salvini ha incontrato ministri e sottosegretari e ha fatto sapere di essere "già al lavoro per il nuovo governo". "Tenetevi pronti alla campagna di agosto e soprattutto a Pontida, che confermiamo il 18 settembre e che quindi assumerà un significato ancora maggiore", ha poi detto, incontrando gli europarlamentari.
Il segretario leghista sta organizzando la campagna elettorale estiva e conferma il raduno di Pontida che, con le ipotesi di voto il 25 settembre, diventerà un appuntamento elettorale. Diversamente da Forza Italia, il voto anticipato non sembra allo stato dividere i leghisti. Giancarlo Giorgetti oggi e' tornato al suo lavoro al Mise, convocando per mercoledì il tavolo Wartsila, al quale sono invitati, oltre ministro Andrea Orlando e il governatore Massimiliano Fedriga, anche e il top management dell'azienda finlandese. In Aula oggi il ministro ha comunque tenuto ad applaudire Draghi. "Se lo merita", ha spiegato ai suoi.
"Il centrodestra è pronto a vincere le elezioni Politiche il 25 settembre e a confermarsi alle Regionali della primavera 2023", ha assicurato Salvini. "In particolare, in Lombardia il nostro Attilio Fontana lavorerà fino all'ultimo giorno nell'interesse dei cittadini, prima di affrontare la campagna elettorale. Uniti si vince", ha aggiunto, smentendo indirettamente le ipotesi di una fine anticipata della legislatura in Lombardia, per votare in election day con le politiche, anziché a marzo.
*NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 7 al 20 luglio, è stata effettuata il giorno 21 luglio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 19 luglio), Piepoli (17 luglio), Tecnè (9 e 16 luglio) e SWG (11 e 18 luglio).