Politica

Fare fuori Salvini con una nuova legge elettorale? Chi cambia le regole perde

Antonio Amorosi

E' una regola della politologia: chi cambia legge elettorale perde le elezioni successive. E gli elettori puniscono chi cambia le regole per fini...

Chi cambia la legge elettorale, perde. Solitamente accade e non solo in Italia. Gli elettori possono punire ancora di più del dovuto i governi che unilateralmente cambiano le regole.

 

Dall'insediamento della nuova maggioranza M5S-Pd si è immediatamente parlato per l'Italia di una riforma elettorale, tema inserito tra i 29 punti concordati nel programma di governo. Un progetto parallelo all'annunciato taglio dei parlamentari voluto dal M5S. Per la riforma elettorale si discute insistentemente dell'introduzione di un proporzionale puro. Un bel salto nel vuoto e un sistema peggiorativo del già intricato Rosatellum, meccanismo elettivo misto proporzionale con correzione maggioritaria, approvato dal governo Gentiloni con la legge 165/2017. L'obiettivo sarebbe di ridimensionare la Lega e Salvini ed evitare che vinca le prossime elezioni e determini le politiche del governo italiano. Secondo alcuni parlamentari con cui Affaritaliani ha potuto parlare, con un sistema proporzionale sarebbe più semplice riproporre il governo attuale, appena insediato, ed eliminando i collegi uninominale in cui un unico vincitore spariglia le carte.

Nella storia del nostro Paese chi ha cambiato legge elettorale ha quasi sempre perso le elezioni successive, anche perché innesta una sorta di effetto domino alla rovescia su chi si vuole eliminare e che, in molti casi a ragion veduta, diventa vittima. E’ successo nel 1993 con il Pentapartito della prima Repubblica, si è ripetuto nel 2005 quando il centro-destra ha cambiato legge elettorale così come di recente nel 2018 al Pd. Tutti alla mercé di calcoli sbagliati e strategie senza basi. Pastrocchi che nella situazione presente limiterebbero l'attività politica sui problemi reali ed alimenterebbero il moto di rivalsa di chi si sente già maggioranza nel Paese, ma senza la possibilità di esprimerlo col voto.

 

Anche negli altri Paesi occidentali l'’esperienza storica indica che chi cambia la legge elettorale in genere perde le elezioni e i voti. I casi di scuola più studiati sono quello francese, quello giapponese e il neozelandese. In Francia con il cambio del 1985 per una legge elettorale in vigore dal 1958. François Mitterrand voleva indebolire il centro-destra ma ottenne il risultato opposto con la vittoria degli avversari che arrivati al governo ripristinarono il sistema maggioritario.

Nel 1994 il Giappone, per indebolire il Liberal Democratic Party (Ldp), passò da un sistema maggioritario ad uno misto ma le elezioni del 1996 le vinsero quelli del Ldp, più disposti a candidare parlamentari nuovi.

Nel 1993 la Nuova Zelanda passò dal maggioritario ad un sistema misto. La riforma venne attuata dal National Party e dal Labour Party ma nel 1996 i due partiti crollarono nei consensi.