Politica
Fini finì come finì, per fini non fini
Meloni, spinta dall'irriconoscibile Crosetto, è per continuare a inviare armi (e soldi?) all'insaziabile Zelensky
Meloni, dandogli retta, continua a fare l'errore più grande che potrebbe addirittura costarle la caduta
A parte questa importane puntualizzazione, di Fini non m’è mai piaciuto nulla. Lo definii, sin dall’inizio, il Mike Buongiorno della politica. Con tutto il rispetto per Mike, che però, non può essere un caso, ebbe “l’onore” d’un trattato addirittura di Umberto Eco. Ecco, non capisco perché Eco non ne abbia dedicato uno anche al Re dell’ovvio in politica, al Principe delle banalità e delle cose che più scontate non si può. Il Re dell’ovvio non poteva non avere la più scontata delle ambizioni: essere il Capo. E per fare il Capo s’era specializzato nello sfasciare tutti i partiti a cui ha aderito o che ha fondato. Un vero fantasista dei più beceri e abusati modi della prima repubblica. Divenne fascista per ripicca verso quei ragazzotti che non volevano farlo entrare nella sala dove proiettavano i Berretti verdi (quale motivazione altamente filosofica!). Con Almirante gli andò bene per via anagrafica, altrimenti avrebbe cercato d’accopparlo politicamente o avrebbe fondato un altro partito “di destra, ma diverso da quello di Almirante, solo par il fatto di non aver Almirante come capo carismatico”. Ma il MSI, con le sue radici ideologiche, non poteva permettere il decollo che Fini aspirava ad avere. Lo sdoganamento di Berlusconi gli aprì prospettive insperate. Ma doveva percorrere ancora molta strada, per farsi un’immagine credibile e accettabile.