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Politica
Funerali Berlusconi, per l'Italia una (in)consapevole commedia dell'arte
Funerali di stato inglesi

Insomma, qualcosina, non soltanto oltremanica, questo vorrà pur dire. 
Aggiungeremmo una nota di carattere personalistico: Silvio Berlusconi fu uomo generoso ma anche purtroppo un pochino vendicativo. Generò suoi beneficiati ed anche suoi sottoposti a damnatio memoriae. Condannare gli uni per la giusta gratitudine e gli altri per la altrettanto giusta rabbia è di fatto un totale NONSENSE. La bilancia ovviamente grava sugli esclusi, ovvero sulla stragrande maggioranza degli italiani, che dopo trent'anni di berlusconismo si sono ritrovati in un paese cento volte più povero di quando il Cavaliere revocato promise di salvarlo dallo statalismo e dal comunismo.

Il tragicomico quadro di questo DISASTRO nel paragone tra Perfida Albione e Serva Italia di dolore ostello non dimentichi che, more solito, l'Italia non è solo dantesco "bordello", ma come Dante non aveva in realtà previsto anche somma esportatrice di vizi capitali. Se alla discesa in campo di Berlusconi nei primi anni novanta l'Europa era molto meno corrotta ed inefficiente della Italietta di BOttino Craxi (per altro ultimo statista comparso sulla Penisola), oggi ce la ritroviamo mille volte più insitamente corrotta e disfunzionale di noi. Sempre più prospera ed organizzata di una Italiuccia ormai ai minimi termini, questo sì, ma davvero con ormai pochissimo da insegnare persino ai poveri tartassati come in un film di Totò. E davvero non stona il paragone tra l'Italia povera, depressa e sconfitta degli anni cinquanta e quella di oggi, con la aggravante che la speranza di ricostruzione del dopoguerra che portò al boom economico oggi te la sogni, anzi nella migliore delle ipotesi c'è la palude e le tentazioni di bruciare i libri di FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury, nella peggiore la sceneggiatura di TERMINATOR di James Cameron, in quella corrente la versione softcore di 1984 di George Orwell. 

E se il Grande Berlusconi, quello di Fininvest e del Milan di Arrigo Sacchi, oggi potesse ancora dire la sua come quando era ancora giovane e flamboiante, citerebbe con buon sense of humor (che solo qualche volta gli mancò clamorosamente: chi dice, come Daniele Luttazzi, che era anche lì patetico resta decisamente troppo livoroso, seppur a buon titolo, visto che Luttazzi pagò cara la sua opposizione al Silvio Duce) la famosa frase di un altro arci-italiano di razza, Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa:

"Noi fummo i gattopardi, i leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene. E tutti quanti gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra."

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