Il discorso di Mattarella? Tanti argomenti, ma così l’Italia non cambia
Ordinario e senza orizzonti particolari, il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che del resto per storia e formazione rappresenta quasi del tutto congruentemente la tradizione repubblicana italiana. Come dire: repetita iuvant. Con volo pindarico: un po’ come quelle famiglie italiane che per tutta la vita mantengono le stesse abitudine: stessi pensione e ombrellone al mare, stesso pranzo di Natale.
Tale caratteristica porta Mattarella a presentare tutte le questioni sul tappeto, una sorta di panoramica che non vuole escludere nulla – il che crea un effetto di sintesi efficace in termini di linguaggio -: patria, lavoro, terremoto, disuguaglianze, ripresa economica, disabili, terrorismo, lotta politica, femminicidio, giovani espatriati, Aleppo, Europa, Papa Francesco, legge elettorale. Cita persino il web, quale strumento di democrazia, ma male utilizzato.
Questa volontà di dettaglio, lo porta a ricordare vittime ed eccellenze italiane – il che ovvio è positivo -: da Giulio Regeni alle vittime di Dacca, Nizza e Berlino, fino ritornare al 2015 con Valeria Solesin morta nell’attentato al Bataclan di Parigi, alla campionessa Bebe Bio (unica citata tra le eccellenze, probabilmente per ragioni di tempo vista l’asimmetria con l’elenco delle vittime), questa volontà rischia di essere dispersiva ed eludere le priorità – come quelle per cui è nato il Governo Gentiloni: legge elettorale, scadenze in Europa, emergenza terremoto.
Sarebbe stato meglio concentrarsi su pochi punti: lavoro e ripresa economica, legge elettorale, migranti e sicurezza. Dedicare la parte finale a ciò di cui necessita il Paese: il cambio di mentalità degli italiani, che devono scoprire valori come la meritocrazia, la competizione, l’individualismo, il pragmatismo. Gli italiani, in particolare i giovani, devono elaborare criticamente gli altri valori – come la solidarietà e l’egualitarismo - così bene rappresentati da Mattarella. Utile anche una punta di coraggio: invitare i vecchi politici a farsi da parte, proporre che si prendano provvedimenti per porre un tetto a chi vive dei soldi della politica (basterebbe un codice etico, un impegno sancito da una firma: 18 anni massimo trasversalmente a ogni incarico).