Politica

Il premier Conte a un bivio davanti all'Europa

di Vincenzo Caccioppoli

Nel discorso di ieri alle Camere il premier Conte si è mostrato molto più prudente nei confronti del tanto famigerato Mes, il meccanismo salvastati, che tanto sta facendo discutere, alla vigilia dell’importante Consiglio Europeo di domani. I soliti maligni giustificano questa sua morbida apertura con la volontà di tenersi la poltrona, dal momento che sempre più numerose sono le voci che prevedono la sua avventura a Palazzo Chigi essere ormai arrivata al capolinea. Il Pd il cui peso nella maggioranza sembra sempre più rilevante, è sicuramente favorevole ad accettarlo, come mostrato anche dei toni entusiastici mostrati dal ministro Gualtieri dopo l’ultimo Ecofin. Proprio la stizzita reazione di Conte ai toni entusiastici del suo ministro dell’economia e del commissario Gentiloni, sempre in quota Pd, aveva assai urtato i vertici del partito. Sono in molti che vociferano di riunioni segrete al Nazareno o fra i gruppi parlamentari, in questi tormentati giorni, in cui il premier veniva in pratica “sfiduciato”, proprio per come stava gestendo il rapporto con l’Europa.

Certo forse qualcosa di vero potrebbe esserci, considerando che il premier ha imparato molto bene, in breve tempo, a come si gestisce una maggioranza politica cosi variegata come quella attuale. Evidentemente deve avere pensato che lo scontro frontale prolungato contro l’Europa lo avrebbe messo in crisi nel suo rapporto con il Pd.. Ma anche negli stessi 5 stelle, o almeno nella parte che fa riferimento ancora a Di Maio, i toni verso il Mes sembrano essersi di molto ammorbiditi. Segno tangibile che passaggio europeo, in questo delicato momento, ha una fortissima valenza politica sia per la maggioranza che per la opposizione. E non potrebbe essere altrimenti visto l’importanza della posta in gioco. Ma la verità forse è ben più complessa, di quello che appare e non ha certamente solo attinenza con la situazione interna, ma piuttosto con i fragilissimi equilibri all’interno della stessa unione europea. Un primo indizio lo ha lasciato trapelare lo stesso Conte nel suo discorso, quando ha detto che non “potremo porre il veto al Mes, per non fare torto a chi, come la Spagna, sembra volerlo accettare”.

E si perchè come riporta anche oggi El Pais, e come sembra essere confermato anche da altre fonti spagnoli, interpellate da Affari, Sanchez sarebbe arrivato ad una sorta di accordo con la Merkel sul Mes, previa rinuncia a qualsiasi richiesta di eurobond, come invece paventato nell’ultimo consiglio europeo, quando proprio insieme a Conte fu il più tenace nell’avanzare una simile richiesta. Insomma l’abilissima Merkel ( Conte ha dimostrato sicuramente una precocità nell’apprendere i meccanismi del potere europeo, ma difficile competere con chi mangia pane e politica da quando indossava i calzoncini corti come la leader tedesca) sembra essere riuscita nell‘intento di aprire una crepa nel fronte dei paesi del sud, pescando proprio sull’elemento più debole. Sanchez, infatti, in patria è più debole che mai e viene aspramente criticato da più fronti per la cattiva gestione della epidemia e per risultati economici che potrebbero essere persino peggiori di quelli italiani ( una previsione shock delle ultime ore ha ventilato la possibilità che il Pil possa scendere del 13% quest’anno).

Non ha certo la forza e l’autorevolezza per portare avanti un muro contro muro dentro al Consiglio europeo, senza rischiare di trovarsi con un pugno di mosche e con il paese in rivolta. Ecco allora che la Spagna il cui sistema sanitario è anche peggiore del nostro, come la epidemia ha mostrato, non può permettersi il lusso di rifiutare i miliardi del Mes, senza condizioni almeno per le spese sanitarie. Le aperture della Merkel su una qualche forma di Recovery fund, le cui regole e dettagli sono ancora da scoprire, poi hanno fatto il resto per portare definitivamente Sanchez (che probabilmente sarà seguito anche dal leader portoghese il socialista Costa) dalla sua parte e lasciare Conte in una sorta di cul de sac, da solo a combattere contro il braccio armato della Merkel, quella Olanda, che continua a rimanere ferma nella sua rigidità.

Le stesse parole della giovanissima leader finlandese, Sanna Marin, altro esponente dei “faber four”, molto critiche anche verso il fondo Sure, creato per far fronte alla cassa integrazione dei paesi europei, non ha fatto altro che mettere i paesi del sud in una posizione ancora più complicata. Assai probabile che, come sostengono alcune fonti a Bruxelles, tutto questo faccia parte di una strategia della Merkel stessa. E alla luce di tutto ciò potrebbe assumere anche un altra veste il ruolo di Macron, il presidente francese, che per primo ha avanzato la proposta di un recovery fund, proprio per cercare di uscire dall’impasse creata dallo scontro fra chi come Italia, Spagna , Portogallo vede come unica soluzione gli eurobond e chi come Germania e Olanda che solo a sentire parlarne inorridisce. Macron si sa da tempo ha una politica ondivaga all’interno della unione europea, stretto fra il capeggiare i paesi del sud Europa da un lato e la volontà e la necessità di non rompere quell’asse franco tedesco che da anni sta facendo il bello e il cattivo in Europa.

Insomma è ovvio che alla luce di tutto ciò Conte non può che uscirne indebolito, e il rischio di trovarsi isolato nel difendere una misura, come gli eurobond, che sembrano ormai definitivamente essere stati usciti dal tavolo della discussione ( sempre che ci siano davvero mai entrati). La sicumera e gli slanci anche coraggiosi di Conte, di fronte ad un Europa poco solidale, alla luce di tutto ciò perdono forza e autorevolezza e rischiano di mettere il nostro paese in una situazione ancora più difficile. Conte dovrà per forza di cose ora sperare in una sponda in Macron, puntando sul fatto che l’emergenza economica certo non riguarda solo il nostro paese e che senza un aiuto compatto e coeso questa Europa rischia di sgretolarsi. Ma certo che fidarsi della parola di Macron e dei francesi è sempre un azzardo, e in questo momento cosi tragico, correre rischi simili potrebbe essere esiziale.

@vinciketchup