Politica

Lega, autonomia legge a marzo. Poi "ruba" un ministro a FdI e uno a FI. Inside

Di Alberto Maggi

Lega, ok (con malumori) al premierato ma autonomia velocissima per riprendersi il Nord alle Europee

Lega, rimpasto dopo le Europee. Chi rischia, arriva. I nomi

 

Il ministro Roberto Calderoli, da buon bergamasco, corre e lavora senza sosta. L'iter della riforma che introduce l'autonomia differenziata è alle battute finali in Commissione Affari costituzionali al Senato e l'ok finale è atteso a giorni, anche perché poi nella stessa Commissione guidata da Alberto Balboni di Fratelli d'Italia approderà presto il del di riforma costituzionale che introduce l'elezione diretta del premier. Matteo Salvini, impegnato nella battaglia (vinta) contro Maurizio Landini sullo sciopero di domani non parla in pubblico di federalismo, concentrandosi sui temi del sui dicastero, ma dietro le quinte è in stretto e costante contatto con Calderoli.

Nella Lega assicurano che "c'è piena condivisione" per arrivare intorno a marzo-aprile al via libera definitivo della legge sull'autonomia da parte del Parlamento. Esattamente come chiesto da Luca Zaia, capofila della storica battaglia leghista. All'inizio della primavera, probabilmente, non ci sarà ancora il primo ok al premierato, atteso attorno a maggio poco prima delle elezioni europee. Quella della Lega è una strategia studiata a tavolino proprio in vista del decisivo voto del 9 giugno 2024 per il Parlamento UE. Arrivare in piena campagna elettorale con l'autonomia già legge e solo da applicare con i singoli accordi bilaterali tra regioni e Roma (Veneto in testa naturalmente).

Ecco perché,  nonostante diversi dubbi trapelati dalla Lega (in via informalee) sulla riforma costituzionale targata Elisabetta Casellati e fortemente sostenuta da Palazzo Chigi, anche il Carroccio si è allineato. Perché in cambio ha ottenuto, come dimostrano i lavori nella prima Commissione di Palazzo Madama sul federalismo, l'accelerazione sulla storica riforma per cui era nata la ancora negli Anni '80. Tutto ciò serve a Salvini per tentare il recupero alle Europee su FdI.

"Il vero problema è il Nord. Alle Politiche in Lombardia e in Veneto Meoni ci ha più che doppiati. Vogliamo tornare il primo partito, magari anche in Piemonte oltre in Trentino e in Friuli Venezia Giulia", confida un leghista di lunga data vicino al segretario-vicepremier. Insieme alla battaglia contro gli inciucio con la sinistra in Europa (leggi Ursula bis), che ha nel mirino soprattutto Forza Italia ma in prospettiva anche Fdi, e insieme al Ponte sullo Stretto che per Salvini farà guadagnare consensi al Sud, la sfida sull'autonomia è fondamentale per ritornare a essere prima forza politica al Nord, partendo dal Veneto (mantenendo così la promessa fatta con i referendum regionali di diversi anni fa).

Ed ecco quindi che la Lega ha ingoiato il rospo di un riforma costituzionale che non convince al 100% (nemmeno al 75% in realà) ottenendo però la garanzia - e i fatti a Palazzo Madama lo dimostrano - di tempi celeri per l'autonomia. Il tutto con l'obiettivo di superare ampiamente il 10% alle Europee, e magari avvicinarsi al 15%, per chiedere un rimpasto dopo il voto. Dipenderà dai numeri, ma per la Lega l'ideale, se tutto andasse come nei programmi, sarebbe "prendersi" il Turismo, ora in.mano Daniela Santanchè (FdI), ora la Pubblica amministrazione, ministero ora guidato dal forzista Paolo Zangrillo.