Lega, Bossi non risarcirà lo Stato
Decisiva la decisione di ricandidarlo
Umberto Bossi, condannato in primo grado a due anni e tre mesi con l’accusa di aver usato i soldi della Lega (provenienti dalle casse dello Stato) per esigenze familiari, ha rischiato che gli venissero sequestrati pure i conti correnti. Ma il tribunale al quale il Senatùr ha fatto ricorso ha sentenziato che non è possibile: i suoi denari sono frutto del vitalizio, nessuno può dimostrare il contrario. E il vitalizio non è pignorabile. Lo stesso non si può dire, ha comunque deciso il tribunale, per la pensione da parlamentare Ue. Che si può sequestrare, ma al massimo un quinto. Sequestro che il magistrato del Riesame ha autorizzato. Una miseria in confronto ai denari pubblici spariti, si legge su Repubblica. L’anno scorso i giudici avevano disposto la confisca di 49 milioni di euro. Ma alla fine l’erario non vedrà neppure un euro. Bossi è candidato al Senato in un collegio blindato, quello di Varese. Con la sicura elezione a Palazzo Madama il fondatore del Carroccio si vedrà sospendere, oltre al vitalizio da ex parlamentare, anche la pensione da parlamentare Ue. Così lo Stato perderà a sua volta il diritto a prelevarne un quinto: restando perciò senza nulla. In compenso Bossi incasserà il ben più corposo stipendio da senatore non pignorabile. Condannato per aver impiegato a fini personali il denaro pubblico, Bossi avrà proprio dalla collettività un aumento dell’appannaggio. Questo paradosso si sarebbe potuto evitare non candidando il Senatùr alle Politiche del 4 marzo.