Politica
Lega, Salvini contro Maroni. Il compromesso: alfaniani presenti ma nascosti
Lega, tutta la verità sulla sfida Salvini-Maroni
Gli alfaniani escono dalla porta ma rientrano dalla finestra. Almeno in Regione Lombardia. Dietro le quinte del forte scazzo tra Salvini e Maroni, con il segretario appena rieletto che pone il veto su Alternativa Popolare e il Governatore che ribatte 'non prendo ordini da lui, il mio modello è quello vincente', si lavora ad un compromesso.
L'ipotesi allo studio prevede l'ingresso degli attuali esponenti di Lombardia Popolare, lista che si richiama ad Alternativa Popolare del ministro degli Esteri e che sostiene la giunta Maroni, in Forza Italia e soprattutto nella lista del presidente. In questo modo Salvini salverebbe la faccia perché Lombardia Popolare non sarebbe sulla scheda elettorale e il Governatore non perderebbe il sostegno (e i voti) di chi attualmente lo appoggia.
La tensione è comunque molto alta perché il diktat del segretario non è piaciuto per niente al Governatore. Uomini vicini a Maroni spiegano che "questa posizione è incomprensibile anche perché in Liguria, dove si è votato nel 2015, c'è la lista Liguria Popolare che governa insieme alla Lega a sostegno del presidente Toti". E' evidente che si scontrano due linee politiche e due obiettivi diametralmente opposti. Salvini guarda al voto per il Parlamento nazionale e, coerente con ciò che ha detto finora, non vuole alcun legame con il "ministro dell'invasione" (Alfano).
Maroni, invece, punta alla riconferma in Regione e per questo definisce "vincente" lo schema lombardo. Non solo, il Governatore è fautore dell'accordo con Forza Italia e con Berlusconi anche a livello nazionale, contestando la cosiddetta "deriva lepenista", e quindi spinge per una Lega che sia meno di destra.
Ma il segretario, forte dell'82,7% ottenuto alle primarie di domenica scorsa, non intende cedere su questo punto. Il compromesso di riposizionare gli alfaniani in Forza Italia e nella lista del presidente sarebbe quindi una soluzione accettabile da parte di entrambi, anche se Raffaele Cattaneo, esponente di spicco di Lombardia Popolare, per il momento non intende seguire i suoi verso Fi e Lista Maroni.
E' evidente che se il presidente del Consiglio regionale non rivedesse sue posizioni si aprirebbe un enorme problema politico e il difficile compromesso Maroni-Salvini rischierebbe di saltare. Ma perché il leader leghista non molla il Governatore per puntare su un altro candidato? Fonti vicini a Salvini spiegano che "un conto è emarginare Bossi, ormai fuori dai giochi, ma un siluramento di Maroni causerebbe un terremoto troppo forte nelle base, specie a Milano dove Gianni Fava alle primarie ha raccolto un dato considerevole". Salvini quindi può spingersi fino a un certo punto nella sfida con Maroni, stando attendo a tirare la corda senza spezzarla.