"Leggi più rapide e governi stabili. Ma il nuovo Senato sarà un caos"
La riforma costituzionale ai raggi X
"In questa riforma istituzionale non c'è un vulnus di democrazia, anzi, vedo un contributo all'efficacia dell'attività legislativa e a quella dell'esecutivo. Ma è stata realizzata in modo un po' pasticciato e quindi creerà dei problemi soprattutto per quanto concerne il nuovo assetto del Senato". Con queste parole Francesco Silva, ex Professore di Economia applicata presso l'Università degli Studi Milano-Bicocca, intervistato da Affaritaliani.it parla della riforma costituzionale sulla quale saremo chiamati a votare nelle prossime settimane. Francesco Silva introdurrà il convegno 'Referendum Costituzionale: Sì o No?', organizzato dal Forum della Meritocrazia il 27 settembre a Milano (ore 18) e di cui Affaritaliani.it è media partner. Il direttore Angelo Maria Perrino sarà il moderatore dell'incontro.
"Evitiamo polemiche politiche e discussioni che interessano poco - spiega Silva - e cerchiamo di capire quali sono le conseguenze dal vista di vista costituzionale sulla politica e sull'economia di questa riforma, ma per la democrazia in Italia e non per i partiti".
GLI ASPETTI POSITIVI - "Un punto a favore della riforma è che fino ad oggi il meccanismo costituzionale e istituzionale non è stato in grado di produrre in modo efficiente leggi rapide e migliori. La riforma dà un contributo in questo senso e ha anche l'obiettivo di avere governi più stabili. Il secondo punto a favore è che alcune norme ora di competenza delle Regioni tornano al centro e questo è necessario per l'interesse generale del Paese. Ovviamente nascono obiezioni sul fatto che si possa perdere in democraticità e ci sono pareri differenti, ma ritengo che non ci siano particolari problemi visto che sono previste contromisure come il potere del presidente della Repubblica e le norme per indire referendum abrogativi o propositivi".
Alcuni si lamentano, soprattutto in Lombardia, perché temono di perdere poteri come nella sanità per ridarli a Roma. "Le Regioni non cedono affatto competenze allo stato centrale nell'organizzazione della sanità", spiega Silva. "Si tratta invece di questioni come le grandi reti e la possibilità di attivare e progettare reti nazionali come quelle elettriche ma non solo. Ad esempio oggi la Regione Marche impedisce di creare centrali elettriche sul suo territorio perché sono contrari e questo è un problema che ha effetti sull'intera rete nazionale".
IL PUNTO CHE NON CONVINCE - "La vera criticità della riforma, con norme poco chiare che daranno luogo a contenziosi, è certamente il nuovo Senato. Si è persa l'occasione di dar vita a un vero Senato sul modello del Bundesrat tedesco con le Regioni che hanno poteri limitati ma una voce forte e importante. Al contrario è stata fatta confusione. Questa riforma istituzionale non fa fare un grande volo al Senato che è stato ridotto a una piccola cosa e anche un po' confusa", conclude Silva.