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Politica
M5s, Conte: "Belloni? Il Pd aveva detto sì. Di Maio, condotte molto gravi"

M5s, Conte: "Anche Severino e Cartabia erano nomi sul tavolo"

Giuseppe Conte affronta il tema caldo dell'elezione del presidente della Repubblica che ha provocato una rottura all'interno del M5s, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che è finito al centro delle proteste. "Di Maio - spiega Conte al Fatto Quotidiano - dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità. Comunque abbiamo centrato il primo obiettivo, assicurare la piena continuità dell'azione di governo ed evitare il rischio di un cambio di esecutivo. Abbiamo indotto al ritiro Silvio Berlusconi e abbiamo evitato che sul Colle si arrivasse a compromessi al ribasso. Il ritiro di Berlusconi, e contestualmente il suo invito al premier Draghi a proseguire nell’azione di governo, ha costituito un primo punto di chiarezza delle trattative. Il M5S, con il suo no a quella candidatura, ha scongiurato che il Parlamento e il Paese si spaccassero. Non poteva garantire l’unità nazionale".

"Il ritiro di Berlusconi ha offerto - prosegue Conte al Fatto - un oggettivo vantaggio a noi e al fronte progressista. Venendo meno la candidatura più rappresentativa del centrodestra, qualsiasi altro nome riferibile a quell’area sarebbe stato meno forte. Ciò ha permesso di evitare di scontrarci su candidati di bandiera o di parte. Il nome di Casini è sempre stato sul tavolo, ma ho chiarito subito che non rappresentava il candidato ideale del M5S. Quelle di Belloni e di Paola Severino, invece, erano candidature di cui avevamo discusso, sia nel fronte progressista che con il centrodestra. Apparivano molto solide e affidabili, e offrivano l’occasione storica di portare una donna al Quirinale. Non entro nel merito, ma dopo l'intesa su Belloni nel Pd c'è stato un blocco trasversale. Ma io mi fido ancora di Letta".

 

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