Politica
M5s, Conte valuta la mossa a sorpresa. Smarcarsi da Draghi, fuori dal governo
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Molti grillini spingono per l'uscita dall'esecutivo il 3 agosto, all'inizio del "semestre bianco". Quando si avrà la certezza che non si andrà a votare
M5s, Conte valuta la mossa a sorpresa. Smarcarsi da Draghi, fuori dal governo
Il M5s continua nella sua guerra interna, anche se un passo in avanti è stato effettuato ieri verso la nuova era del partito che sarà guidato da Giuseppe Conte. Rousseau dovrà infatti restituire al Movimento entro 5 giorni tutti i nomi degli iscritti e si potrà così dare il via alle votazioni per la nomina dell'ex premier come leader. C’è una data - si legge su Repubblica - da tener d’occhio: il 3 agosto. In piena estate infatti comincia il semestre bianco prima dell’elezione del presidente della Repubblica, periodo nel quale è assicurata la stabilità della legislatura. Per questo motivo tra i parlamentari e non solo i sentimenti sono ambivalenti: da un lato Conte è considerato l’unico uomo in grado di risollevare le sorti del M5S, gli indici di gradimento sulla sua persona sono lì a dimostrarlo; dall’altro la medicina può comportare il rischio di tornare a casa prima del tempo, questo perché è chiaro che il 33 per cento del 2018 non sarà replicabile e poi perché dopo la riforma voluta proprio dai 5 Stelle ci saranno meno seggi a disposizione per tutti. L’istinto di sopravvivenza dei singoli si scontra insomma con il destino collettivo del Movimento.
Gli snodi sul breve termine - prosegue Repubblica - sono la giustizia, sulla cui riforma non c’è la disponibilità a subire mediazioni al ribasso; ma anche sull’ambiente le posizioni di Roberto Cingolani — che pure era stato venduto all’opinione pubblica come ministro di area M5S — stanno andando di traverso a parecchi. Intanto da inizio luglio nello staff della comunicazione dei gruppi di Camera e Senato entrerà la squadra di Conte a dare manforte, tra i quali il portavoce dai tempi di Palazzo Chigi Rocco Casalino. A lui sul piano formale dovrebbe essere affidato il ruolo del rapporto con le radio e televisioni. Già nella trattative con Davide Casaleggio e la piattaforma Rousseau, Conte ha fatto capire che la musica doveva cambiare, che non avrebbe accettato ingerenze politiche, perché ne sarebbe andata «della credibilità del nuovo percorso.