Politica
M5S-Pd, patto segreto. La verità sulla sfiducia alla Boschi
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Siamo proprio sicuri che il Movimento 5 Stelle voleva arrivare alle dimissioni della ministra delle Riforme Maria Elena Boschi? La domanda sorge spontanea alla luce di quanto accaduto a Montecitorio. I grillini hanno scelto di presentare la mozione di sfiducia individuale proprio alla Camera (dove il governo ha una maggioranza più che solida) e non a Palazzo Madama (dove invece i numeri per l'esecutivo sono molto risicati). In Parlamento, al di là delle dichiarazioni ufficiali e dei lanci di agenzia, in molti inquadrano la decisione del M5S nel contesto del rinnovato dialogo con il Pd che ha portato due giorni all'elezione dei tre giudici costituzionali escludendo Forza Italia e il Centrodestra.
In sostanza, i pentastellati avrebbero evitato di presentare la sfiducia al Senato proprio per non mettere troppo in difficoltà Renzi e per non rischiare che magari, tra mal di pancia e malattie sospette nel Pd e tra i centristi, la mozione potesse addirittura passare. Non solo. A Palazzo Madama i 5 Stelle non hanno un vero leader mediatico mentre alla Camera svettano sia Di Battista sia Di Maio. Ed infatti proprio Di Battista ha preso la parola conquistando titoli sui giornali, sui siti internet e filmati sui telegiornali. Insomma, un'ottima operazione di immagine ma che nella sostanza non aveva l'intenzione di arrivare alla sfiducia della Boschi.
Il quadro si chiude pensando che la prossima settimana in Aula devono essere convertiti in legge due decreti del governo (quello sull'Ilva e quello sulla green economy). Se anche il M5S facesse ostruzionismo l'esecutivo, probabilmente, non riuscirebbe nemmeno entro l'Epifania ad approvare i due decreti. Al contrario - scommento in Parlamento - i provvedimenti otterranno l'ok della Camera perfino entro Natale, proprio perché i pentastellati non si metteranno di traverso.
A questo punto diventano di grande attualità, come chiave di lettura, le parole del capogruppo al Senato della Lega Nord Ginmarco Centinaio che due giorni fa dichiarava: "In aula al Senato la Lega ha chiesto per prima la calendarizzazione della mozione di sfiducia contro il ministro Boschi. Ci lascia quanto meno perplessi che nessuno dei 5 Stelle l'abbia fatto in conferenza dei capigruppo. C'è la nostra proposta di sfiducia non solo al ministro Boschi ma a tutto il governo, Renzi per primo. Documento che da ieri è a disposizione di tutti i colleghi dell'opposizione ma, a parte poche eccezioni, non c'è stata la corsa per sottoscriverla. Di fatto, al momento, le uniche firme sono quelle dei senatori leghisti. Ci chiediamo: dov'è finita l'opposizione? Non è che ha paura di andare a casa insieme con il governo? O è morta dopo l'inciucio Pd-5 Stelle per la Consulta?".
E ancora: "Questa opposizione a giorni alterni non ci convince. Decideranno i cittadini. A noi, comunque, i giochetti non interessano, soprattutto quando sono fatti sulle spalle delle persone per garantire malaffare, finanza e torbidi rapporti di potere. A noi il calcolo su dove votare prima la sfiducia non interessa. L'obiettivo della Lega - conclude - è mandare a casa Boschi e compagni, non tutelarli". Ovviamente Centinaio è di parte e le sue parole non sono il Vangelo, ma spiegano esattamente che cosa è accaduto a Montecitorio (e non solo) in queste ore. Il patto Pd-M5S sembra nei fatti andare oltre la Consulta.