Politica

Draghi-Mattarella, un tandem che ha pedalato lontano dal cuore del Paese

Un Paese e i suoi eroi

Draghi continui nel lavoro a Chigi. Lavoro raccontato ma tutto da realizzare

di Vincenzo Olita*

E fu l'inizio, con Garibaldi l'Italia aveva un eroe, addirittura, per due mondi; in seguito il Paese si è dovuto accontentare di eroi domestici, ma è bene chiarirci: usiamo l'espressione eroe nell'accezione limitata a chi offre spassionata dedizione alla gestione del governo della propria comunità e da questa ne è magnificato.

Pur nella sua breve storia, l'Italia offre un'estesa galleria di personalità collocabili in questo quadro. Da Giovanni Giolitti a Benito Mussolini, nella prima metà del secolo, da Alcide De Gasperi ad Amintore Fanfani, nell'immediato dopoguerra, da Craxi a Berlusconi, a cavallo tra prima e seconda repubblica, dai contemporanei Giorgio Napolitano, Mario Monti, Renzi e Conte, tutti osannati, riconosciuti come statisti, alcuni come salvatori della Patria.

Questa elencazione non per un ricordo storico, solo per evidenziare una nostra caratteristica che ci induce a privilegiare amori a prima vista per disconoscerli immediatamente dopo, a perseguire lunghe lune di miele per poi incenerirle con altrettanta passione. Di Giolitti alla fine delle sue cinque presidenze del Consiglio si ricordava il trasformismo, l'autoritarismo dei suoi prefetti, fino a essere indicato come il ministro della mala vita. Di Mussolini è superfluo ricordare ascesa e caduta. Dei due statisti che tanto significarono per la ricostruzione, e di Craxi si ricorda l'oblio seguito a sconfitte politiche e parlamentari. Di Berlusconi, Renzi e Conte abbiamo negli occhi le loro miserevoli uscite di scena, dagli interessati non ancora interiorizzate, ma dalla certa replica. Il tandem Napolitano-Monti di grande e rapida ascesa, equiparabile solo all'altrettanta rapida pubblica disaffezione, ci porta a ragionare sul tandem Mattarella-Draghi di consistente modernità, di grosso appeal, di entusiasmante popolarità.