Politica

Meloni tra Libano, Milei, Trump, Ue e... Atreju, la premier traccia la sua “via italiana"

Il senso geo-politico della kermesse di Fratelli d'Italia

Di Alberto Maggi

Il popolo di Atreju approva con entusiasmo mentre la leader traccia la sua “via italiana”


Giorgia Meloni torna ad infiammare il popolo di Atreju e chiude in crescendo una settimana di soddisfazioni in campo internazionale. Prima il premio come “personaggio più influente” attribuitole dal magazine progressista Politico.eu, poi la classifica dell’Economist che colloca l’Italia al quinto posto mondiale nel 2024 per performance economica, poi ancora l’endorsement a chiarissime lettere del Presidente USA Donald Trump che ha definito Meloni “una persona e una leader fantastica”. E se alcune cose accadono da sé, tutto il resto sembra essere frutto di una precisa strategia, che passa anche dai tendoni del Circo Massimo, strapieni ad ogni incontro nonostante la settimana di pioggia battente.

Così Meloni fa capolino quasi a sorpresa sabato pomeriggio per accompagnare sul palco il dinoccolato premier libanese Mikati: è l’occasione per ribadire l’amicizia tra i due Paesi, il sostegno alla missione Unifil e soprattutto la volontà dell’Italia di tornare protagonista nel Mediterraneo. E subito dopo accoglie con un caloroso abbraccio il presidente argentino (ma fresco di cittadinanza italiana) Javier Milei, che snocciola i punti del suo decalogo: un mix di turbo-liberismo, antipolitica e conservatorismo piuttosto diverso dall’aria che si respira tra i militanti di Atreju, ma la standing ovation è ugualmente assicurata.

E infine, verso la fine della sua ora e più di intervento della domenica mattina, il passaggio di testimone tra la leader di FdI e l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki alla guida di ECR, il partito dei Conservatori europei. A lungo atteso e a lungo rimandato, anche per non disturbare le grandi manovre di Meloni per portare a casa la vicepresidenza della Commissione Ue per Fitto, si è finalmente consumato e senza strappi (anche se per l’ufficialità bisognerà attendere la metà di gennaio).

D’altra parte, dicono i suoi, “Giorgia non ama avere ruoli che non può svolgere a tempo pieno”. Mediterraneo, America Latina, Europa… e gli auguri di buon lavoro dal palco a Donald Trump che la attende a Washington il 20 gennaio per il suo insediamento ufficiale. Un invito irrituale (di solito i capi di Stato e di governo non vengono invitati all’Inauguration Day) che testimonia la sintonia tra i due. Intanto però mercoledì e giovedì Meloni volerà a Bruxelles per il primo Consiglio europeo dell’era Costa e prima di Natale è attesa addirittura in Lapponia per il “vertice nord-sud”.

“Non è politica estera, è politica interna”, scandisce Meloni dal palco, rivendicando di non essere “mai tornata a casa senza un risultato concreto per l’Italia”. Il popolo di Atreju approva con entusiasmo mentre la leader traccia la sua “via italiana”, prima di tornare ad occuparsi di una Legge di Bilancio non proprio semplicissima.

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