Politica

Meloni: “Serve una transizione ecologica non ideologica”

Di Giuseppe Vatinno

Il premier alla Cop28 di Dubai

Usa e Francia: serve il nucleare. Venti Paesi per triplicare la produzione entro il 2050

 

“L'Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione in modo pragmatico con un approccio che rispetti la neutralità tecnologica, libero da radicalismo: se vogliamo essere efficaci serve una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, una transizione ecologica non ideologica".

Così ha detto Giorgia Meloni in plenaria alla Cop28 sul clima che si tiene quest’anno a Dubai (Emirati Arabo Uniti), sotto l’egida dell’Onu.

Un discorso che esprime la preoccupazione per i cambiamenti climatici indubbiamente in atto ma che nel contempo vuole salvaguardare anche lo sviluppo industriale. Un matrimonio tra madre Terra Gaia e l’audace Prometeo, che donò all’umanità la scintilla della conoscenza tecnologica.

Ha poi continuato:

"È un momento chiave del nostro sforzo di contenere le temperature entro 1,5 gradi: anche se ci sono ragioni per essere ottimisti l'obiettivo è lontano, la Cop28 deve essere una svolta. Ci viene chiesto di fissare una chiara direzione e agire in modo ragionevole ma concreto". 

Ed infatti è proprio questo il punto. Bisogna utilizzare una “tecno-ecologia del sacro” per rispettare la Natura e l’Ambiente ma, nel contempo, favorire lo Sviluppo. Una visione di due mondi non in contrapposizione ma in collaborazione, due aspetti della stessa realtà profondamente legati, come nell’immagine dello Yin e dello Yang.

Continuando il premier ha affrontato una tematica fondamentale e cioè quella del nucleare:

“Non ho preclusioni su tecnologie nuove, se si può avere un risultato positivo sono disposta a parlarne, ma la grande sfida sarà la fusione nucleare e credo che l'Italia debba avere la capacità di pensare in grande".

Ieri è stata la giornata della ripresa del Nucleare. Usa, Francia ed Emirati Arabi –insieme ad altri 20 Paesi- si sono fatti promotori del rilancio del nucleare ponendosi l’obiettivo di triplicare la produzione di energia per il 2050.

L’Italia, per i noti referendum, non è nell’elenco ma la Meloni ha appunto detto di non essere contraria e Matteo Salvini disse provocatoriamente qualche tempo fa che voleva la prima centrale nucleare nella “sua” Milano.

I “No Tutto” nostrani ora sono in grande difficoltà perché l’annuncio della spinta al nucleare viene proprio da uno dei loro idoli e cioè il democratico e ambientalista John Kerry.

Infatti il nucleare è la sola soluzione vera al problema dei cambiamenti climatici perché non emette i temibili gas che sono la causa dell’effetto serra, il fenomeno fisico per cui l’energia solare rimane intrappolata nell’atmosfera della Terra, riscaldando l’ambiente. Il nucleare di quarta generazione è stata una svolta.

Il materiale fissile, cioè il combustibile, è sempre l’uranio oppure il plutonio. Gli obiettivi della IV generazione sono incentrati sulla sicurezza, la riduzione delle scorie e la diminuzione dei costi progettuali. La UE ha riconosciuto l’assoluta sostenibilità ambientale del nucleare inserendole nella “tassonomia” delle attività da incrementare, come previsto dal Green Deal europeo, il patto che dovrebbe far raggiungere la neutralità climatica per il 2050.

Quindi Usa e Ue, stanno convergendo verso questa unica vera soluzione. Ma da noi i “No Tutto” ambientalisti sono sul piede di guerra cercando di infondere paura e sgomento sui cittadini per lucrare qualche piccola nicchia elettorale per prendere qualche voto in più, bloccando l’Italia e danneggiando poi quello stesso ambiente che a parole vorrebbero difendere.

È infatti noto che le fonti rinnovabili non sono sufficienti a una vera transizione ecologica e sono sostenute da pesanti incentivi. La soluzione definitiva, come dice la Meloni, sarà il nucleare da fusione, in cui il combustibile sarà sostanzialmente l’acqua in una reazione che fonde deuterio e trizio generando un nucleo di elio e un neutrone che forniscono l’energia cinetica necessaria a sostenere la reazione termonucleare.