Politica
Michele Emiliano, mozione consegnata al Pd. I 10 punti programmatici
Consegnata al Pd la mozione di Michele Emiliano
E’ stata consegnata questo pomeriggio, secondo i termini fissati dalla Commissione congressuale del PD, la Mozione di Michele Emiliano per il congresso del Partito democratico intitolata: “L’Italia è il nostro partito”.
Il documento continuerà ad essere al centro di un percorso di partecipazione dal basso fino alle primarie del 30 aprile, attraverso la piattaforma web (www.micheleemiliano.it) a cui possono iscriversi tutti per dare il proprio contributo di idee, proposte, commenti, approfondimenti, interloquendo con il candidato alla guida del PD.
“Porterò tutto questo patrimonio di contributi e di partecipazione dentro al PD come ho sempre fatto a partire dalla mia esperienza pugliese – commenta Emiliano - e se diventerò Segretario chiamerò tutti coloro che hanno dato vita a questo processo, nei territori e attraverso la piattaforma web, per chiedergli di costruire il nuovo Partito Democratico dal basso. La piattaforma web che abbiamo lanciato sarà il nuovo sistema di iscrizione al partito, fondato sulla partecipazione vera per ogni decisione importante. Mai più uomini soli al comando, stiamo costruendo il partito del Noi”.
Questi, in sintesi, i 10 punti programmatici:
Il Pd è il nostro partito #noisiamopartito
Un partito nato per attuare la Costituzione che avrà al centro un modello di partecipazione autentico. Ogni tesserato sarà coinvolto nella scrittura dei programmi e nella loro attuazione, sia nei circoli sia attraverso una piattaforma digitale per mandare le proprie proposte, essere consultati su tutte le decisioni importanti.
L’Europa è il nostro Partito
Basta con i dogmi e le miopie del rigore, ma crescita e rafforzamento della coesione sociale. Ci vuole una politica comune europea su welfare, difesa, fisco, immigrazione.
Più equità, etica e redistribuzione; bisogna regolare le distorsioni; le multinazionali del web, per esempio, devono pagare una “webtax” per regolamentare il mercato, diventato, ormai, un far west dove vincono sempre i più forti. Bisogna costruire gli Stati Uniti d’Europa.
Il Lavoro è il nostro Partito
Il “Jobs Act” ha ridotto le tutele per i lavoratori, senza determinare un reale aumento dei posti di lavoro. E’ necessario reintrodurre l’art.18 per evitare i licenziamenti ingiustificati, e cancellare l’abuso e l’estensione dei voucher. Non servono i bonus, ma decontribuzione stabile, cuneo fiscale e salari più alti. Diritti garantiti per sempre.
Il Welfare è il nostro Partito
L’Italia spende per il welfare meno e peggio degli altri paesi europei. Occorre una riforma organica che vada nella direzione dell’universalismo e dell’equità: per le fasce più deboli, serve un reddito minimo, condizionato alla partecipazione a programmi di inclusione sociale, formativa e lavorativa; potenziamento degli assegni famigliari, sviluppo dei servizi per i cittadini, rafforzamento dei programmi di edilizia sociale.
La Scuola e l’Università sono il nostro Partito
La famigerata “buona scuola” di Renzi ha finito per scontentare tutti. Bisogna abrogarne gli snodi più critici, riaprendo un percorso di confronto e condivisione. Per cominciare, noi diciamo più investimenti pubblici, alla stregua dei parametri europei. Aumentare gli stipendi degli insegnanti italiani, attualmente i più bassi d’Europa e portare il tempo pieno in tutto il paese, anche nel Mezzogiorno. Più attenzione verso gli atenei del Sud. Proponiamo una legge nazionale sul diritto allo studio. Senza una scuola più forte, l’Italia non riparte
L’Ambiente è il nostro Partito
Ci vuole un forte rilancio di politiche economiche innovative, non più contrapposte alla salute e all’ambiente. La decarbonizzazione, già iniziata in molti Paesi europei, deve diventare un obiettivo strategico: a Taranto, l’Ilva potrebbe diventare il più grande impianto d’Europa di produzione di acciaio alimentato a carbone. Proponiamo, inoltre, un programma di opere di pubblica utilità, connesso ad unalegge nazionale sulla bellezza, lo smantellamento degli abusi e il riuso, la pulizia del mare, la bonifica dei siti inquinati, un piano nazionale sull’energia. No alle trivellazioni.
Il Mezzogiorno è il nostro partito
L’Italia può ripartire solo se riparte il Mezzogiorno. Occorre rilanciare gli investimenti pubblici finalizzati allo sviluppo e alle infrastrutture. Questo sforzo deve essere sostenuto attraverso politiche industriali innovative che puntino su una economia sostenibile non più contrapposta alla salute, ai diritti e all’ambiente. La mancanza di occupazione per i giovani residenti rappresenta l’emergenza principale con cui il paese deve confrontarsi. Forte impegno sulla legalità e sostegno all’antimafia sociale.
I diritti civili sono il nostro Partito
In Italia sono ancora molti i passi da compiere sul cammino dei diritti civili. Occorre, come Partito Democratico, mettere subito al centro dell’agenda di Governo un pacchetto di provvedimenti che va dallo ius soli, al testamento biologico, ad una legge contro l’omofobia e la transfobia, ad una legge che introduca il reato di tortura.
La cultura è il nostro Partito
Il contributo una tantum di 500 euro ai neo diciottenni per i consumi culturali, costato 290 milioni di euro, è stato un flop. L’investimento deve essere strutturale: finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni culturali e della gratuità di ingresso ai musei. Un forte impegno per la tutela dei beni culturali. Il ministero del turismo va indirizzato dentro un quadro più ampio del ministero dell’economia e sviluppo.
La tutela del risparmio è il nostro Partito
Sulla crisi di una parte del sistema bancario italiano, in questi anni si è intervenuti con ritardo e male. Chiedere solo oggi una commissione di inchiesta è quanto meno tardivo, era necessario intervenire per tempo, in parte con risorse pubbliche, in parte con le banche italiane e straniere in un fondo con le stesse funzioni di Atlante. L'art. 47 della Costituzione parla chiaro, il risparmio va tutelato in tutte le sue forme. Il PD deve stare dalla parte dei risparmiatori e delle imprese sane che creano lavoro, non da quella dei banchieri.