Politica

Migranti, da Draghi parole vuote. Ma la soluzione c'è. Che cosa dirà Letta?

Di Alberto Maggi

Migranti, il senso dell'incontro a Roma tra il presidente del Consiglio e il premier libico Abdelhamid Dabaiba

La solita litania. Le solite parole di circostanza, sostanzialmente vuote. Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra a Palazzo Chigi il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale della Libia, Abdelhamid Dabaiba, e studia nel minimo dettaglio le parole. Le dosa, le medita. Tutto per non apparire né troppo vicino al Partito Democratico, né troppo contiguo alla Lega di Matteo Salvini. Una linea neutrale, quella del premier, che però alla fine si dimostra quasi inconcludente e priva di un chiaro messaggio di fronte al problema degli sbarchi e all'emergenza sulle coste italiane che potrebbe esplodere nei mesi estivi con l'arrivo del caldo torrido.

"Un dovere della Libia tutelare i diritti dei migranti" è la frase che la sinistra si aspettava di fronte alle drammatiche immagini che sono arrivate dal Paese nord-africano. E poi? Il solito appello ai partner dell'Ue. "Serve un'azione rapida e concreta dall'Europa". Il punto, in vista del cruciale Consiglio europeo di metà giugno, è quale sarà l'impegno dell'Europa? Di certo la strada non può essere quella dei rimpatri assistiti, una via che si è dimostrata in termini numerici quasi insignificante.

L'altra ipotesi, quella dei ricollocamenti su base volontaria, sulla quale spinge una buona fetta del Centrosinistra, è pura retorica. Draghi sa perfettamente che con le elezioni federali in Germania di fine settembre il partito di Angela Merkel, i cristiano-democratici della Cdu-Csu, mai accetterà i migranti sbarcati sulle coste italiane, pena un ulteriore crollo nei sondaggi a favore della destra di Afd e la vittoria quasi certa dei Verdi. E se la Germania è reticente, ancora di più lo sono i Paesi del Nord Europa (amici di Letta) e quelli dell'Est (in gran parte amici di Salvini).