Politica
Nel Dl Primo maggio finiscono anche missioni militari in Niger e Burkina Faso
Niente passaggio in Parlamento (come imporrebbe la legge). Saranno nove in tutto le operazioni, compreso anche l'addestramento dei soldati ucraini
Governo, approvate nove operazioni militari in Africa e non solo
Il governo Meloni nella giornata della festa dei Lavoratori, ha varato un nuovo decreto, denominato Primo maggio. Ma oltre alle nuove regole occupazionali con il taglio del cuneo fiscale e l'abolizione del Reddito di cittadinanza è stata approvata anche una nuova delibera che riguarda le operazioni militari: l'Italia prenderà parte - si legge sul Fatto Quotidiano - a nove missioni. La maggior parte sarà in Africa: tra Niger, Libia e Burkina Faso, ma è previsto anche l’addestramento degli ucraini. Il governo così, ha però involontariamente rivelato un problema ormai diventato pessima prassi: nonostante una legge imponga un passaggio in Parlamento a fine anno sugli impegni militari appena conclusi e quelli previsti, i dettagli delle missioni sono sottoposti alle Camere a giochi fatti e in ritardo. E così accadrà quest'anno, visto che la relazione, appena approvata dal Cdm, arriverà in Parlamento verosimilmente a giugno, sei mesi dopo il termine previsto dalla legge.
Una norma del 2016 - prosegue il Fatto - obbliga il governo a presentare "entro il 31 dicembre di ciascun anno" un documento tecnico che riassume gli impegni delle forze italiane in giro per il mondo nell'anno appena concluso, "al fine di garantire la massima informazione". Per qualche anno il sistema ha funzionato. Il 14 gennaio 2017 il Cdm approva la relazione sulle iniziative previste per quell ’anno e il 28 dicembre l’esecutivo dà l’ok al testo su quei 12 mesi e presenta le proprie aspettative per il 2018. Dal 2020 le cose si complicano: il governo, alle prese col Covid, relaziona solo il 21 maggio sulle attività previste quell'anno. Nel 2021 si aspetta addirittura il 17 giugno, quando l’esecutivo di Mario Draghi approva il testo sulle missioni dell'anno precedente e informa sulle operazioni in corso (relazione aggiornata a settembre). Nel 2022 il controllo è del 15 giugno e alle Camere arriva soltanto a luglio, peraltro all’alba della crisi di governo.