Politica

Nuove indagini sulla Strage di Bologna. Raisi: “E’ una grossa presa in giro”

Antonio Amorosi

Per l’ex di cdx Raisi e autore del libro sulla strage il caso non torna: “Fa comodo condannare dei morti ed ex ragazzi anarcoidi che hanno ergastoli sul collo”

Nei giorni scorsi la Procura generale di Bologna ha notificato quattro avvisi di fine indagine per la Strage del 2 agosto 1980. Tra gli esecutori dell’atto criminale Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale che avrebbe agito in concorso con i mandanti, finanziatori o organizzatori Licio Gelli (Loggia P2), Umberto Ortolani (Loggia P2), Federico Umberto D'Amato (direttore dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno) e Mario Tedeschi (direttore della rivista Il Borghese) oltre che in concorso con gli ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari) già condannati, Giusva Fioravanti e Valeria Mambro, e Gilberto Cavallini in primo grado nel 2020. Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi sono deceduti.

Dopo aver sentito l’ex magistrato Libero Mancuso abbiamo parlato con Enzo Raisi, ex parlamentare bolognese del centro-destra, con una storia nell’MSI e in Alleanza Nazionale. Raisi ha fatto parte della commissione parlamentare Mitrokhin e della commissione stragi nazi-fasciste oltre che autore nel 2012 del libro sulla strage Bomba o non bomba. Alla ricerca ossessiva della verità

Ha saputo delle novità sulla strage e del coinvolgimento di Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi?

“Penso sia una grossa presa in giro, grande come una casa. Innanzitutto stiamo parlando di 4 morti, di fatto non possono fare il processo. E cosa succede? Rimane agli atti che questi sono stati inquisiti. Nella memoria delle gente rimane che erano i mandanti perché sono stati inquisiti. Ma in realtà un processo non si farà mai”.

Pesa un gioco politico, secondo lei?

“Un gioco politico, ahimé sporco, che tende a far chiudere una partita senza ovviamente andare a cercare la verità. Chiaramente qua si gioca sull’ignoranza della gente. Ma la cosa più bella è che Gelli è stato condannato per depistaggio. Se le chiedo che depistaggio è stato quello di Gelli lei se lo ricorda?”.

Si, per aver indirizzato le indagini verso i Nar (Nuclei armati rivoluzionari, ndr) di Fioravanti... 

“Si, lui, insieme ai vertici dei Servizi segreti italiani, è stato condannato in via definitiva per aver portato le indagini verso i Nar. Il paradosso di quanto sostenuto dai magistrati è che da un lato i Nar vengono condannati per aver messo la bomba alla stazione e dall’altro Gelli viene condannato per aver depistato l’indagine dei magistrati verso i Nar".

Si, ricordo...

“Infatti fa ridere al solo pensarlo se non fosse una vicenda drammatica. Si gioca sull’ignoranza della gente. Rimarrà nel testa delle persone che Gelli insieme agli altri sono responsabili perché rinviati a giudizio. E il cerchio si chiude. Ti sfido a fermare 10 persone e a chiedere se conoscono questo aspetto”.

E qual è la questione?

“Non è una questione politica. Io ho mancato la bomba per pochi minuti. Il 2 agosto del 1980 ero in via Indipendenza (a pochi passi dalla stazione, ndr) e stavo andando a prendere un treno perché dovevo partire militare. Non so se fra un po' metteranno anche me tra gli indagati, come autore della bomba, perché oramai tutti quelli che vedono lì in zona, lì attorno, sono inquisiti”.

Ah, ho capito il suo discorso. Se le facevano una foto, forse si poteva…

“Ormai mi aspetto che possa arrivare anche a me un avviso di garanzia. La cosa rischia di diventare ridicola. Le faccio un esempio, quello di Paolo Bellini. Dicono abbia fatto parte di Avanguardia Nazionale. Ma Bellini non ha mai fatto parte di Avanguardia Nazionale. E’ un semplice criminale che si è inventato tutta una serie di vicende, come Massimo Sparti (ex falsario vicino alla Banda della Magliana, ndr) per uscire di galera ma non è mai appartenuto ad Avanguardia Nazionale. Lo ha detto anche Adriano Tilgher un ex capo di Avanguardia che Bellini non sa proprio chi sia e che non ha mai fatto parte del suo gruppo”.

E della destra stragista che dice?

“E’ vero che una certa destra è stata stragista. Ma i Nar nascono come gruppo che vuole uccidere proprio questi gruppi di estrema destra che si erano messi al servizio dei Servizi segreti per eseguire le stragi. Alcuni gruppi di destra hanno davvero messo le bombe a Piazza della Loggia e a Piazza Fontana, è incontrovertibile, per conto dei Servizi e che non erano ‘deviati’. Attenzione! Questa è un’altra balla che i Servizi fossero ‘deviati’. I Servizi fanno quello che la politica dice loro di fare. Quelli dei Nar ne hanno ammazzati tanti di esponenti di ‘Ordine Nuovo’ e ‘Avanguardia’. Ora cosa avrebbero fatto? Si sarebbero messi al servizio di quelli che commissionavano le stragi? E’ una cosa ridicola”. 

La tesi di alcuni è che i Nar fossero così ricattibili e disperati che a un certo punto, conclusa la stagione dei movimenti, non sapendo dove sbattere la testa per ritornare nella società senza suicidarsi, si sarebbero venduti a Gelli...

“Ma ricattabili di cosa? Erano degli anarchici individualisti. Avevano già previsto un destino individuale di morte. Lo hanno scritto ovunque. In realtà sono dei sopravvissuti perché, esclusi Mambro e Fioravanti, sono tutti morti. Attenzione questo è stato l’unico gruppo di estrema destra che nasce dalle sezioni dell’MSI. Mentre il resto era contro l’MSI ed erano guidati dai Servizi. I Nar nascono dopo che un carabiniere uccide con un colpo alla nuca un giovane missino, tra i migliori amici di Mambro, dopo la Strage di Acca Laurentia (in cui furono uccisi altri due giovani attivisti del Fronte della Gioventù, ndr). Così decidono di armarsi e di difendersi da soli”.

Quindi questa pista non la convince per niente. Quella che secondo lei dimostrerebbe quanto è accaduto è la cosiddetta ‘pista palestinese’…

“E’ l’unica che ha dimostrato una cosa importante. Che quel giorno a Bologna c’erano dei terroristi legati a Carlos (ex terrorista e mercenario venezuelano con cittadinanza palestinese, marxista-leninista e filo-islamico, attualmente detenuto nelle carceri francesi, ndr). Thomas Kram e Christa Margot Frohlich quel giorno erano a Bologna”.

La stessa tesi di Francesco Cossiga…

“Si, la Frohlich, riconosciuta dall’usciere dell’hotel Jolly, è stato poi arrestata dal magistrato Priore in un’altra vicenda con tanto di esplosivo e timer, fra l’altro compatibili con quelli di Bologna, e il magistrato Priore non è neanche stato avvisato dai magistrati di Bologna della presenza in città della terrorista”.

E...

“Anche i magistrati che poi hanno indagato senza grande approfondimento su questa pista dicono che le dichiarazioni di Kram, che è stato sentito, non stanno in piedi e non sono attendibili perché il terrorista è caduto in contraddizione, anche se poi non sanno come andare avanti e archiviano. Poi sostengono una cosa gravissima e cioè che il ‘Lodo Moro’ non è certo”.

Come? Non è...?

“Solo per citarne alcuni. Agli atti risulta eccome. Ne ha parlato anche Cossiga, la commissione Moro e la Mitrokhin. 

Il cosiddetto ‘lodo Moro’ fu un patto segreto tra Stato italiano e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) movimento interno dell'OLP di Yasser Arafat. Con questo accordo, intavolato dopo la strage palestinese di Fiumicino del 17 dicembre 1973, si stabilì la libertà di passaggio di armi ed esplosivi palestinesi sul territorio nazionale, aiutati da gruppi eversivi italiani. In cambio i palestinesi non avrebbero colpito persone e beni italiani ad eccezione degli interessi USA e di quelli israeliani. Tale accordo è emerso durante i lavori della commissione parlamentare d'inchiesta sul ‘dossier Mitrokhin’ e deve il suo nome all'allora presidente del consiglio Aldo Moro.

E dove bisognerebbe cercare la verità?

“Andando in questa direzione. Ci sono tantissime incongruenze. Morti che sono spariti nel nulla e nessuno se ne occupa. Processi sbagliati. Se ne aggiungono quante ne vuole. Durante uno degli ultimi processi un perito ha sostenuto che è possibile che la colpa dell’esplosione sia stata un innesco sbagliato, quindi un’esplosione accidentale (appunto la tesi della pista palestinese, che la bomba sia esplosa per un errore durante un trasporto in Italia mentre transitava dalla stazione di Bologna, ndr). Ma non c’è niente da fare, non vogliono indagare in quella direzione. Così come è uscito che dagli archivi dell’Fbi risulta che in quei giorni della strage ci fossero a Bologna, oltre Kram e Frohlich, due cilene o presunte tali che avevano due passaporti cileni falsi e che appartenevano ai gruppi che Carlos usava per i suoi spostamenti. Quindi a Bologna c’erano anche altri due appartenenti al gruppo di Carlos. Così come c’era un altro esponente delle Br che a detta della Br stesse era un infiltrato dei Servizi. Tutti soggetti registati negli alberghi bolognesi perché a Bologna non doveva succedere nulla. Altrimenti perché ti registri?”.

Quindi lei dice, neanche tanto velatamente, che il peso della politica è così forte da evitare che si vada nella direzione giusta, dando giustizia alle vittime. Perché i magistrati vanno in un’altra direzione?

“Perché sbagliano. A Bologna c’è un condizionamento politico evidente che fa comodo anche alle macchine, ai vertici dello Stato italiano, che giustamente non vogliono tirare fuori questa cosa. E’ un vicenda molto delicata, complessa e pericolosissima. Perché ne va dei rapporti internazionali del nostro Paese con il mondo arabo che ci ha salvato da tanti attentati. Fa molto più comodo condannare dei morti e degli ex ragazzini anarcoidi che hanno già una marea di ergastoli sul collo. E che tra l’altro sono anche tutti liberi. E così si chiude la partita”.