Elezioni 2018, Pd: minoranze e correnti asfaltate. Renzi umilia Napolitano
Elezioni 2018, Pd: asfaltato anche l'ormai ex potente Fraceschini
È vero che il leader della minoranza Dems Andrea Orlando, dopo aver scoperto nottetempo di essere candidato in Emilia Romagna («non era concordato») e che molti dei suoi erano fuori (Martella, Marantelli, il giovane e combattivo Sarracino, il torinese Cesare Damiano ha rischiato grosso e poi è stato ripescato in Umbria) ha dato l' ordine alle sue truppe decimate e sbaragliate di fare buon viso a cattivo gioco, scrive il Manifesto. Ma ormai le sue «truppe» sono ridotte a un manipolo: da più di 100 parlamentari a 17, due defezioni e fanno 15. Il numero esatto che offriva Renzi da due giorni, prendere o lasciare. La minoranza di Michele Emiliano passa da dieci a tre eletti, un trio pugliese che deve dare garanzie di fare la guerra a Massimo D' Alema, contro di lui in Salento Renzi schiera l' ex dalemianissima Teresa Bellanova .
MA NON SONO SOLO le minoranza ad essere asfaltate, continua il Manifesto. Le correnti di maggioranza sono ridotte a un circolo culturale. Il vicesegretario Maurizio Martina passa da 40 a 10 eletti, i Giovani turchi del presidente Matteo Orfini da una trentina a 12 (altri 7/8 devono tentarsela) ma la mano più pesante si abbatte su Area dem dell'ormai ex potentissimo Dario Franceschini, l'uomo che nel febbraio del' 14 era andato a Palazzo Chigi ad annunciare a Enrico Letta la fine della sua presidenza del consiglio: la sua area è ridotta da 90 a una decina.
HA COLPITO l'area di provenienza Ds, con certosina attenzione per quelli che erano vicini al presidente emerito Giorgio Napolitano: l' ex vice ministro degli Esteri Enzo Amendola (in posizione praticamente ineleggibile), Andrea Manciulli, presidente della delegazione Nato del parlamento italiano, Lia Quartapelle, della commissione esteri, ma anche i liberal Giorgio Tonini e l' ex viceministro Morando (che si erano fatti indietro prima delle liste).