Palazzi & potere
Gentiloni? Deve assumersi la responsabilità della manovra: parola di Pd
Ad Affaritaliani parla la piddina Eleonora Cimbro
Lei è una parlamentare del Partito Democratico. Che cosa pensa della situazione del Pd?
Sono una dei pochi Parlamentari del Pd che ha iniziato a mettere in guardia il partito rispetto allo scollamenti dei mondi che rappresentavamo a partire dalla Buona Scuola, al Jobs Act, all'Italicum, tutti provvedimenti che non ho votato e sostenendo convintamente il NO al Referendum Costituzionale. L'errore più grande del Pd è stato quello di non avere sostenuto con pazienza il Governo Letta. Oggi i nodi vengono al pettine, e pensare di andare al voto senza prima aver fatto un congresso è da folli.
Perché non basterebbero delle primarie per definire la leadership?
Assolutamente no. Se non si comprendono fino in fondo le ragioni che ci hanno portato a sbattere contro un muro a trecento all'ora con il Referendum, se non si rende omogenea la legge elettorale tra Camera e Senato, se non si definisce il progetto politico da sottoporre ai nostri elettori e, sulla base di questo, con chi faremo le alleanze, non andremo da nessuna parte. E consegneremo il paese in mano a forze populiste e xenofobe, come purtroppo continua ad accadere in altre parti del mondo.
E cosa ne pensa del Governo Gentiloni?
Penso che dovrebbe assumersi la responsabilità di rispondere alla manovra di 3,4 miliardi come richiesto dall'Europa in un'ottica di rispetto delle regole ma al tempo stesso di dialogo, per invertire la rotta verso una visione più improntata sulla crescita solidale ed equa, che sul rigore. Il 2017 inoltre, come ha ricordato ieri in audizione il Ministro Alfano, è un anno importante per alcuni appuntamenti internazionali: l'anniversario del trattato di Roma, il G7 solo per citarne alcuni. E aggiungo, con quale coraggio arriviamo a far cadere per la terza volta un Governo guidato dal Pd senza che vi sia un motivo reale, quanto piuttosto un desiderio di rivalsa. Governare è una cosa seria e tenere il paese sotto una continua tensione elettorale, con tutti i problemi che abbiamo da risolvere, è irresponsabile.
Ma lei è per la scissione del Pd?
Quello che deve esserci nel Partito Democratico e che c'è sempre stato prima di Renzi è l'agibilità politica per tutte le componenti, le quali sono una ricchezza, non un limite. Se l'atteggiamento del nostro Segretario è quello di impostate a livello congressuale una resa dei conti o di garantire con i capilista bloccati solo le componenti a lui fedeli, credo sia un altro errore: questo porterebbe inevitabilmente alla scissione. Se lui esclude, gli esclusi vanno da un'altra parte, come hanno fatto centinaia di migliaia di nostri elettori.
E lei cosa farà?
Io rivendico tutte le battaglie che ho fatto all'interno del mio Partito e del mio gruppo parlamentare per evitare che si approvassero provvedimenti sbagliati e che hanno allontanato il nostro elettorato. Io come tanti altri sto lavorando per rappresentare chi si è sentito escluso dal Pd. In occasione del NO al Referendum abbiamo ristabilito contatti importanti con mondi che avevamo perso di vista. Continueremo a farlo perché al congresso prevalga un altro sguardo sul mondo. Ma se non ci sarà la possibilità di un confronto democratico, non escludo l'opzione B.
OpenPolis - Associazione indipendente accreditata che promuove l'open Government, lavora con gli open data e gli open source, promuovendo progetti per l'accesso alle informazioni pubbliche e promuovendo il principio di trasparenza -, in questi anni ha monitorato il lavoro dei Parlamentari per testarne la produttività. Lei quale posizione ha ottenuto?
Sono stata molto soddisfatta dall'indagine svolta, anche perché, in un mondo dove purtroppo l'antipolitica è all'ordine del giorno, è difficile rendere conto e quantificare tutto il lavoro che viene fatto in Parlamento e che spesso e volentieri non emerge. L'indice di produttività infatti tiene conto sia della presenza in aula, ma anche della produzione di atti di sindacato ispettivo e degli interventi in aula come relatori dei provvedimenti. Sono risultata settantacinquesima tra tutti i deputati a livello nazionale, venticinquesima fra tutti i trecentouno deputati del Partito democratico, quindicesima parlamentare a livello nazionale, ventesima fra i deputati della Lombardia, terza della mia circoscrizione; ma c'è un altro dato che credo sia ancora più importante.
Quale?
OpenPolis ha ritenuto di stilare anche le prime posizioni dei parlamentari senza incarichi (le cosiddette key-positions) perché nell'indice di produttività parlamentare il peso delle key-positions è apparso sempre più evidente. E dunque, pur non avendo nessun ruolo particolare risulto ventitresime a livello nazionale per indice di produttività.
Openpolis ha pubblicato il dossier 2016 come bilancio di una legislatura che sta giungendo al termine. Rispetto ai dossier degli anni precedenti, gli indicatori si sono fatti via via più precisi e sono state stilate classifiche più dettagliate e definite, perché è evidente che il giudizio sul lavoro dei deputati espresso sul lungo periodo risulta più strutturato e rispondente al vero. Nel dossier 2014 ritroviamo le prime 10 posizioni in termini assoluti dei deputati più produttivi, tenendo presente il ruolo che ogni deputato ricopriva in quel momento; ritroviamo anche i primi tre deputati più produttivi a livello regionale. Nel 2015, invece, un’analisi in più: la classifica delle parlamentari donne più produttive; lei, che è anche mamma di quattro figli e si è occupata più volte del tema della conciliazione maternità-lavoro - in quanto ritiene che le donne non debbano rinunciare ad essere madri se lo desiderano e allo stesso tempo non debbano rinunciare al proprio lavoro-, come si colloca nella graduatoria al femminile che OpenPolis ha stilato per le parlamentari delle XVIIesima Legislatura?
Sono molto contenta di essere risultata nel 2016 la settima parlamentare donna più produttiva senza incarichi a livello nazionale, nonché la sesta donna del Pd, e nel 2015 la dodicesima donna parlamentare più produttiva d'Italia, dopo una lunga serie di parlamentari che ricoprono le cosiddette key-positions. Questo è un riconoscimento anche delle tante battaglie che ho cercato di portare avanti in questi anni – anche da un punto di vista personale, perché, lo ricordo, io stessa sono stata di recente in maternità-, perché le donne possano essere madri se lo desiderano, e allo stesso tempo fare bene il proprio lavoro. È questa per me una sfida importante soprattutto in una società come la nostra, che da un lato soffre di un basso indice di natalità, e dell'altro vede sempre più donne occupare posizioni importanti in politica ma non solo.