Palazzi & potere
Gentiloni, quando l'abito può fare il monaco; da comparsa a protagonista
Le vie del consenso sono infinite
Misteriose sono le vie del consenso. Qualche anno fa si diceva che bastava apparire in televisione per diventare “qualcuno”. Oggi forse non basta più, dato che i canali sono centinaia e la frammentazione è aumentata in modo esponenziale. Ma certamente penso che basti essere presidente del consiglio per arrivare non solo a ovvi alti livelli di notorietà ma anche a (iniziali) buoni livelli di gradimento e di fiducia. Insomma: il ruolo fa. Si può arrivare a ricoprire un ruolo di vertice, tipo presidente del consiglio o direttore dei Filarmonici di Berlino, per motivi canonici (ad esempio una vittoria elettorale, un merito straordinario e riconosciuto, una determinazione fortissima verso l’obiettivo). Oppure per motivi legati all’occasione (incapacità dei decisori di trovare un compromesso tra i candidati più accreditati, una soluzione temporanea). Ebbene: in genere anche in questo secondo caso chi arriva al ruolo di vertice acquista credito, accresce la fiducia in sé stesso, può anche acquisire una vera leadership a danno dei più accreditati quando questi rientreranno in scena. Quindi l’abito fa il monaco? Diciamo: l’abito può fare il monaco, se colui che ne viene rivestito sa cogliere l’occasione e sa sfruttarla con efficacia. E’ il caso, direi clamoroso, di Paolo Gentiloni. E’ arrivato al premierato, con grande probabilità senza averlo nè pianificato né ritenuto ipotizzabile, per una serie di combinazioni. E’ arrivato alla presidenza del consiglio un po’ da oggetto misterioso, tanto misterioso che, appena raggiunto il ruolo, è stato subito circondato da un’aura di persona seria, intelligente, equilibrata. Per molti è forse più un auspicio e una speranza che una convinzione verificata. E subito è stato gratificato da sondaggi positivi. Sappiamo che in Italia chi governa perde; anzi sappiamo che dopo tre mesi già si parla di spinta propulsiva esaurita e di governo a casa. Per Gentiloni forse sarà così, ma la posizione “casuale” in cui si ritrova e l’auspicio che l’oggetto misterioso sia di valore gli offrono una chance veramente notevole. Quella di fare delle cose, di riportare uno stile più equilibrato e un po’ meno esibizionista nella politica italiana e di ridare alla gente la sensazione che governare è una più una responsabilità seria che non una variazione dell’intrattenimento e dell’affabulazione. Gentiloni lo deve saper fare, ma soprattutto lo deve volere. Chi parte come controfigura può arrivare come protagonista. Se lo vorrà con determinazione, si accorgerà che ha un’autostrada aperta davanti. E non è detto che chi lo ha messo lì possa poi facilmente dire: Grazie, adesso scansati che ritocca a me.
Comunicus
*Presidente di grandi agenzie di comunicazione. Docente di marketing