Ricucci: basta lusso ora porto mamma al mare. Finalmente!
Parla l'ex 'furbetto del quartierino'
"Basta lussi e vita mondana, basta fidanzate da copertina o in cerca di visibilità. Con quella roba lì ho chiuso. Sto nel mio. Con le uniche due persone che mi sono rimaste e che contano nella mia vita: mia madre e mio figlio. Loro mi sono sempre stati vicini. Tutto il resto viene, va, e passa. E ti lascia poco o niente". Parola di Stefano Ricucci, uscito lo scorso 31 maggio dal carcere, dove per una vicenda di fatture false era finito per la seconda volta in vita sua, e ora in attesa di un processo. Compagni di cella o di reparto, nella sezione di Regina Coeli dedicata ai crimini economici, Raffaele Pizza, Alfredo Romeo, Raffaele Marra. "E' un reparto fatto di quattro celle", afferma Ricucci in una intervista a Repubblica, "i detenuti erano questi. Gente che, effettivamente, è stata molto sui giornali. Che è abituata, o ha dovuto abituarsi, a sentire parlare di sé. Guardavano i telegionali per seguire gli sviluppi delle vicende giudiziarie in corso. Si giocava anche a carte, ma più che altro, anche loro, come me, passavano molte ore a studiare gli atti".
Ora l'ex "furbetto del quartierino" è tornato a lavoro ("Ma ormai la mia attività è soprattutto a Londra"), guarda da lontano vicende come quella di banca Etruria o delle banche venete ("Stendiamo un velo pietoso. Sono la dimostrazione di come funziona il sistema Italia, semmai ce ne fosse bisogno") e commenta così la sua vita: "Quando finisci in carcere la gente che prima ti stava addosso, si allontana. Prima ti cercano, poi ti evitano: diventi appestato. Poi esci e magari ritornano. Così va il mondo".