Tv, potere e comunicazione: Aldo Grasso al Centro Studi Americani
Chissà se evocando la figura di Frank Underwood qualcuno vorrà sottolineare quanto sia stata citata come fonte di ispirazione da politici non solo americani. E guardando al ponte transatlantico, chissà cosa vorrà dire la celebre firma de Il Corriere della Sera, Aldo Grasso, a proposito delle nuove serie italiane: I Medici e The young pope. Sono i prodotti nati nelle case di Bernabei e Mieli, storici figli di guelfi e ghibellini, che maggiormente hanno dignità internazionale in un panorama, quello nostrano, animato da fiction più che da serie tv. Segno di uno scarto culturale cui ancora viale Mazzini non ha saputo rompere lasciando ancora carta bianca alla ormai mitologica figura della Andreatta che persino l'innovatore Campo Dall'Orto ha mantenuto intatta nella sua posizione. Di questo difficilmente si parlerà. Piuttosto il riflettore sarà una capacità narrativa tutta stelle e strisce capace di mostrare gli abissi morali in cui può sprofondare un frustrato professore malato di cancro o la dolorosa impossibilità di un pubblicitario newyorkese di sfuggire alle menzogne patinate che confeziona ogni giorno; di raccontare le turbolente vicende sentimentali di una giovane dottoressa alle prime armi, o l’epopea, deflagrata in infinite dimensioni parallele, dei sopravissuti a un disastro aereo. I nuovi protagonisti portano la firma di autori blockbuster come Shonda Rhimes e J.J. Abrams o di artisti autenticamente radicali come David Simon e David Chase. Per affermare il loro nuovo ruolo sono saliti sulle spalle di giganti come Alfred Hitchcock, Rod Serling e David Lynch, che con serie come Alfred Hitchcock presenta, Ai confini della realtà e Twin Peaks hanno saputo creare straordinari universi finzionali, riversando la loro forte autorialità in un dispositivo di produzione schiettamente pop. Hollywood resiste ma ad ascendere sono le ossessioni seriali. Materia più che intrigante. Per chi è a Roma è davvero non perdere questa presentazione. Oggi pomeriggio dalle 17 al Centro Studi Americani.
Giovanni Sansonetti