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Politica
Pd, Gentiloni segretario. Patto con Bonaccini, Guerini, Franceschini. Inside
Paolo Gentiloni

Ecco perché Gentiloni non si candida alle Europee. Il piano è già pronto

 

Paolo Gentiloni è stato chiarissimo: "Non mi candido alle elezioni europee e torno a Roma, ma non vado in pensione". Esattamente come Affaritaliani.it ha scritto più volte nelle scorse settimane, il commissario europeo Dem in carica fino al primo luglio attende di capire che cosa accadrà al Partito Democratico nei vari appuntamenti elettorali per poi, eventualmente, scendere in campo.

Elly Schlein è stata frenata anche da Romano Prodi nella sua idea di correre come capolista in tutta Italia alle Europee, ovviamente non lascerebbe mai il Parlamento italiano e sarebbe soltanto una candidatura di bandiera. Uno specchietto per le allodole. Ma la bomba che terremota il Nazareno è - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - il patto siglato tra Gentiloni, la minoranza del Pd di Stefano Bonaccini e Lorenzo Guerini e una parte importante di chi ha sostenuto Schlein alle primarie, in testa Dario Franceschini ma anche Nicola Zingaretti e Piero Fassino.

Se i Dem dovessero perdere in tutte le quattro regioni dove si vota e ora governa il Centrodestra (Piemonte, Sardegna, Abruzzo e Basilicata) e alle Europee la percentuale fosse inferiore al 20% - come emerge da quasi tutti i sondaggi - partirebbe immediatamente la richiesta di dimissioni della segretaria. E laddove Schlein non facesse un passo indietro, verrebbe convocata dal presidente Bonaccini l'assemblea nazionale nella quale le minoranze più una fetta importante di chi ha sostenuto Elly alle primarie insieme hanno i numeri per far decadere la leader. E, ovviamente, Gentiloni che "non va in pensione" sarebbe la carta naturale come nuovo segretario già prima della pausa estiva per imporre una svolta netta al Pd.

Gentiloni diventerebbe in questo schema segretario senza passare dalle primarie, ma eletto dall'assemblea dopo la sfiducia a Schlein, ipotesi prevista dallo statuto. E la linea del commissario sarebbe quella di smettere di inseguire i 5 Stelle di Giuseppe Conte e di aprire un confronto serio e a tutto campo con Carlo Calenda, quindi Azione, e Più Europa per spostare il Pd su posizioni più moderate. Eventualmente cercando anche di recuperare Matteo Renzi (che aveva proprio Gentiloni come ministro degli Esteri quando era a Palazzo Chigi).

E' chiaro che il pericolo sarebbe quello di una mini-scissione a sinistra, probabilmente gli ex Articolo 1 di Roberto Speranza e forse esponenti come Andrea Orlando e Matteo Orfini, per restare collegati a M5S e all'Alleanza Verdi-Sinistra. Altro punto dell'agenda di Gentiloni segretario Dem sarebbe un graduale distacco, o meglio nessun appiattimento, sulla Cgil di Maurizio Landini. Un partito meno ideologico, meno concentrato sui diritti civili, e più pragmatico soprattutto sul fronte economico ed europeo dove il governo e la premier Giorgia Meloni sono maggiormente in difficoltà.

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