Politica

Pnrr, 1.700 progetti da Nord a Sud. La scommessa vinta grazie a Fitto

di Vincenzo Caccioppoli

L’aspetto principale è la fase di attuazione del piano stesso

Per quanto riguarda i fondi di coesione del periodo 2014.2020 sono stati spesi solo il 33,4% dei fondi a disposizione

 

Il Pnrr va, il lavoro esimio di un ottimo Raffaele Fitto sta producendo quei risultati, che onestamente pochi avrebbero previsto solo un anno fa. La quinta rata del piano ha avuto pochi giorni fa il via libera dalla Commissione per il pagamento e il governo è già al lavoro per la richiesta della sesta rata. Nessun paese ha raggiunto gli obiettivi del nostro paese, e giù questa dovrebbe essere una notizia.

Ma l’aspetto che dovrebbe forse rendere più ottimisti tutti è quello che riguarda la fase di attuazione del piano stesso, che anche in questo caso sembra aver preso il giusto abbrivio. Secondo un report del Sole 24 Ore di qualche settimana fa, il piano, infatti, avrebbe impresso una decisa accelerazione anche su questo delicatissimo aspetto. I dati del giornale di Confindustria parlano del 57,2% dei lavori già assegnati, il 44,7% dei progetti è in esecuzione, mentre il 16,3% è alla stipula.

L'Unione delle province, qualche settimana fa, ha poi certificato come i circa 3,1 miliardi che sono stati assegnati alle province italiane, si sono tradotti in 1.700 progetti, di cui 1.496 riguardano le strutture scolastiche. Insomma, i tanti, forse troppi profeti di sventura, sono stati smentiti categoricamente, il piano grazie anche alla precisa volontà di rimodularlo in alcuni suoi punti, e il fatto era tutt'altro che scontato. Si conoscono bene i limiti di questo paese nella capacità di spendere i generosi fondi comunitari che arrivano dalla Unione europea.

Basti pensare che, per quanto riguarda i fondi di coesione del periodo 2014.2020 sono stati spesi solo il 33,4% dei fondi a disposizione, che ammontavano a quasi 69 miliardi di euro. Mentre per quelli del periodo 2021-2027 il risultato fermo ad un imbarazzante 0,9% su 74 miliardi di fondi totali a disposizione. Cifre che mostrano come la situazione italiana da questo punto di vista sia da tempo drammatica e come invece lo stato di avanzamento di un piano imponente come quello di resilienza e resistenza rappresenti davvero un deciso cambio di passo rispetto agli standard del passato.

Ma la strada da percorrere è ancora lunga ed irta di ostacoli, come ha fatto giustamente notare il ministro Fitto, ospite d’onore alla riunione dell’Anci a Roma, il 4 luglio, dal titolo assai eloquente” Missione Italia. Il pnrr per i comuni e le città”. In questa sede il ministro ha sottolineato i grandi progressi fatti, ma altresì ribadito come il difficile comincia adesso. “Con i Comuni c’è una proficua collaborazione, le criticità sono quelle insite in un Sistema Paese che nel 2014-2020, a fronte di 126 miliardi disponibili complessivi, dopo 9 anni, aveva speso solamente il 34% e quindi è un problema del Sistema Paese che ha bisogno di un profondo intervento di cambiamento”, ha aggiunto.

“Abbiamo un dibattito abbastanza stravagante in Italia: siamo tutti concentrati su potenziali problemi e rischi e stiamo dando per scontato i risultati che abbiamo raggiunto. Non si tratta di vedere necessariamente il bicchiere né mezzo pieno, né mezzo vuoto, ma si tratta di prendere atto del fatto che la revisione del Pnrr che fu tanto contestata ha portato a una soluzione molto importante dal punto di vista organizzativo sul numero e la qualità degli obiettivi”, ha concluso Fitto.

Nello stesso il ministro ha ribadito l’importanza di accentrare la cabina di regia del piano, ripetendo lo schema proposto dalla stessa Commissione europea, con la quale il governo e il ministro in particolare hanno mantenuto sempre una costante e proficua interlocuzione in questi mesi. Ma, come detto, ora occorre uno sforzo ulteriore per far si che non si rischi di sprecare risorse fondamentali, che occorre non dimenticare, sono in gran parte a debito.

E per far questo il ministro alla riunione dell’Anci, ha annunciato la creazione di cabine di regie tematiche per focalizzare gli sforzi sui singoli progetti e operare una migliore revisione dell’avanzamento dei lavori. La riuscita del piano non è solo importante per la mole degli investimenti che può mettere in moto, ma anche e soprattutto per le riforme che in esso sono contenute. Quelle riforme che il nostro paese attende da decenni e che potrebbero essere il motore propulsivo per il futuro.

Ma la riuscita del piano di resilienza e resistenza è importante anche perché, come ha detto il ministro, in futuro la commissione metterà in campo piani simili a questo, e questo pone le basi per affrontarli con il giusto approccio e la giusta mentalità. Perché è proprio su un cambio di mentalità che il Pnrr deve agire, per cambiare nel profondo la scarsa attitudine di enti locali e comuni a portare a compimento progetti finanziati dalla Unione europea.

Ecco allora che il Pnrr sarà certamente determinante come motore della crescita del paese nel breve e medio periodo, ma la sua piena attuazione sarà ancora più determinante nel lungo periodo, perché dimostrerà che il paese ha raggiunto quella maturità necessaria a costruire quel processo di crescita duraturo, che manca da decenni al nostro paese.