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Politica
Prima dell'Opera di Roma: Virginia Raggi sfavillante mentre Roma imputridisce

Virginia Raggi, sfavillante al Teatro dell'Opera di Roma per la Prima della Damnation de Faust di Hector Berlioz, spopola sui social media e su tutti i giornali. Abbandonata l'aria da ragazzetta spaurita dei banchetti grillini macilenti e traballanti, eccola sbocciare in un bellissimo fiore a favore di fotografi e telecamere.

Osservando questa giovane donna elegante con la stola che appartenne ad Anna Magnani e l'abito di alta moda firmato Gattinoni, il ricordo vola alle stamburate di Beppe Grillo (e dei suoi aficionados) sulla Casta, sui privilegi, sui politici che vanno a teatro mentre il popolo ha fame, e tutto il repertorio gentista al quale ci ha abituato la retorica populista-demagogica del grillismo, che ha sempre le stesse forme e lo stesso linguaggio come direbbe Flaubert.

Mentre Roma osserva sgomenta i cassonetti stracolmi, le periferie devastate, il degrado dilagante, e la tristezza di questo Natale capitolino del quale l'emblema è il tristanzuolo alberello chiamato "Spelacchio" costato ben 48mila euro, la Raggi fa bella mostra di sé in abito da sera a una prima teatrale che, solo qualche tempo fa, avrebbe additato come simbolo dei sepolcri imbiancati della politica. Oggi, paludata in una stola appartenuta ad Anna Magnani, sotto lo sguardo compiaciuto del vicesindaco Luca Bergamo, pare aver dimenticato la rapsodia di invettive contro il "magna magna", grazie alla quale è arrivata a ricoprire l'ambita carica di sindaca di Roma. In tutto questo, i fans grillini dimenticano gli improperi contro il maglioncino di Agnese Renzi, prestatole dal suo amico Ermanno Scervino, è si sdilinquiscono in lodi per l'abito di alta moda che nulla ha a che vedere con la decrescita felice...

Cenerentola contemporanea, come il suo collega Luigi Di Maio, si è vista donare l'abito giusto per il ballo a corte dalla fata madrina Casaleggio, e intende danzare finché dura l'incantesimo. Peccato che, se lei e l'aspirante presidente del Consiglio dovessero perdere la scarpetta, sarebbe l'Italia - come già sta succedendo a Roma - a trasformarsi in una zucca.

Ma per il momento non c'è posto per inquietanti scenari futuri. Sotto i riflettori e i flash dei paparazzi, sono banditi i pensieri lugubri. Mentre la Raggi abbaglia con Gattinoni, i romani possono accontentarsi dei topi.

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