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Priorità della nuova Ue dopo il voto? Ridurre il costo della vita. Sondaggio
Donald Trump

Priorità della nuova Ue dopo il voto? Ridurre il costo della vita. Sondaggio

Manca ormai solo una settimana al probabile voto del Parlamento europeo (18 luglio) sulla nomina di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione europea. Come cinque anni fa, sembra si tratterà di una lotta all’ultimo voto. Ma mentre l’attenzione resta puntata sulla delicata fase di transizione delle istituzioni europee, la politica internazionale corre veloce. Con questo sondaggio ISPI realizzato da IPSOS abbiamo cercato di capire proprio questo: quali sono le sfide e quali le priorità su cui dovrebbe concentrarsi l’UE nei prossimi cinque anni? E che ruolo, in questo, potrà giocare l’Italia? 

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Secondo i cittadini italiani, nel prossimo ciclo istituzionale (2024-2029) la Commissione europea dovrebbe concentrarsi soprattutto su due grandi temi: ridurre il costo della vita, soprattutto per quanto riguarda l’energia (lo indica quasi 1 italiano su 3), e difendere la democrazia e lo stato di diritto (28%). A sottolineare la portata delle sfide energetiche, al terzo posto troviamo la necessità di accelerare la transizione verde (indicato dal 22% degli intervistati).

Il cambiamento climatico, tema che in campagna elettorale era emerso soprattutto tra quei partiti che sottolineavano i costi della transizione, torna dunque a essere centrale, così come centrale diventa la necessità di conciliarlo con costi dell’energia sufficientemente bassi. A chiudere la classifica c’è invece una sorpresa: solo il 13% degli italiani menziona infatti la necessità di difendere l’industria europea dalla concorrenza sleale dall’estero. Insomma, malgrado i dazi abbiano attratto l’attenzione di media ed esperti internazionali, sembrano rappresentare l’ultima delle richieste degli italiani all’Europa.

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Tra chi ha un’opinione in merito, circa 4 italiani su 10 credono che dopo le elezioni l’Italia abbia mantenuto lo stesso grado di influenza di prima. Più di 3 italiani su 10 credono invece che l’Italia abbia perso influenza. Non sembra quindi contare molto il ruolo che la premier Giorgia Meloni sta giocando nella nomina dei nuovi vertici europei, né il fatto che il Partito Democratico sia oggi la formazione nazionale che esprime più parlamentari europei nel gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D).

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Sono ben 8 italiani su 10 quelli che, tra chi ha un’opinione in merito, pensano che con Donald Trump alla Casa Bianca i rapporti Stati Uniti-UE peggiorerebbero. C’è tuttavia una nota positiva: la metà di chi esprime un’opinione ritiene che l’elezione di Trump potrebbe spingere l’UE a essere più coesa, mentre il 29% pensa che l’UE sarebbe ancora più divisa. Da sottolineare anche la grande incertezza che aleggia intorno a quello che potrebbe accadere nel corso di un secondo mandato Trump: ben il 42% degli intervistati ha dichiarato di non saper rispondere alla domanda.

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Anche in questo caso va premesso che tra gli italiani regna l’incertezza, con il 37% di loro che dichiara di non sapere cosa accadrebbe all’Ucraina in caso di rielezione di Trump. Tra chi si è però fatto un’opinione, il quadro sembra chiaro: solo il 15% crede che con Trump gli Stati Uniti continuerebbero ad aiutare Kiev. Per oltre 3 intervistati su 10 (37%) la riduzione degli aiuti americani permetterebbe alla Russia di avanzare. La pensa diversamente quasi la metà degli italiani (48%), che invece crede che un esito del conflitto ci sarebbe. Una maggioranza di loro crede però che Kiev sarebbe semplicemente costretta a cedere territorio (28%), mentre solo il 20% crede che la Russia si ritirerebbe dall’Ucraina. 

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Quando si tratta di individuare le priorità regionali, gli italiani optano grosso modo per le stesse priorità regionali per l’UE e per l’Italia. Nei primi quattro posti in classifica troviamo dunque l’Europa e l’Occidente, la Russia e gli ex paesi sovietici, l’Africa, e l’Asia orientale (Cina inclusa). Tuttavia, vale la pena notare come, agli occhi degli italiani, l’ordine di queste priorità cambi se si tratta di UE o di Italia. Per l’Europa, la Russia è infatti la seconda priorità (indicata dal 17% degli intervistati), mentre quest’ultima scivola in quarta posizione per l’Italia (14%), scalzata sia dall’Asia orientale (16%), sia dall’Africa (17%) che guadagna la seconda posizione. Differenze non enormi, ma che testimoniano una differente percezione e posizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa: più proiettata verso il Mediterraneo e l’Africa che verso est. 

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Proprio sull’Africa si concentrano le ultime due domande del sondaggio ISPI. Nella prima, tra gli italiani che esprimono un’opinione in merito, quasi 9 su 10 (86%) ritiene che gli aiuti allo sviluppo che l’Italia destina al continente africano siano giusti. A cambiare molto sono tuttavia le motivazioni indicate. Tra chi ritiene giusti gli aiuti (55%), la motivazione va ricercata in un preciso interesse nazionale: o perché servirebbero a limitare l’immigrazione in Europa dal continente africano (34%), o perché aprono nuovi mercati per le imprese italiane (21%). Il restante 32% crede in una motivazione prettamente altruistica, ritenendo gli aiuti un dovere morale dei paesi più ricchi nei confronti di quelli più poveri.

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Quasi 4 italiani su 10 (39%) tra quelli che esprimono un’opinione pensano che la Cina sia oggi l’attore più influente nel continente africano. Malgrado a prima vista il grafico sembri mostrare una predominanza schiacciante di Pechino, però, così non è. È infatti sufficiente sommare le opinioni di chi crede che a contare di più siano ancora le ex potenze coloniali (20%) con quelle di chi indica gli Stati Uniti (19%) e l’Unione europea (8%) per notare come, con pesi diversi, l’Occidente in senso lato sia percepito come ancora più influente rispetto alla Cina (47% vs 40%). Ancora nettamente lontani secondo gli italiani restano la Russia (10%) e gli altri (4%). 






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