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Politica
Processo Open Arms, Salvini: "Ho difeso i confini". I pm: "Condannatelo a 6 anni di carcere"

Processo Open Arms, Salvini assente. I pm chiedono sei anni di condanna

"I diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini". Così il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella nel corso della requisitoria del processo a carico del ministro Matteo Salvini, non presente oggi in Aula, accusato di sequestro di persona e di rifiuti di atto d'ufficio, per avere impedito nel 2019 l'attracco in Italia alla imbarcazione della ong spagnola Open Arms.

Il magistrato, in aula con i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, ha poi parlato di un "iter criminoso" "non concedere il porto sicuro ai migranti”. "Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare", ha detto Sabella sottolineando: "In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare".

"Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L'allora ministro dell'interno (Matteo Salvini ndr) ha ritenuto di potere squilibrare l'unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri", ha detto il procuratore aggiunto di Palermo all'inizio della sua requisitoria.

"La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso". Sono le parole del pm Calogero Ferrara. Il magistrato nel corso del suo intervento ha parlato del funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare.

"L'oggetto della prima parte della discussione sarà la ricostruzione del quadro giuridico internazionale e interno perché nella materia del soccorso in mare a tutela delle persone questa disamina è fondamentale per fugare alcuni equivoci di fondo. Il quadro è quello dei Sar, Search and rescue, ogni altro inquadramento giuridico che si è tentato, a partire dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, non ha nulla a che vedere con il processo. E questo lo ha scritto anche il Tribunale dei ministri, qui siamo in presenza di tre eventi Sar, e di un quarto", ha affermato ancora Ferrara.

"E' solo la terraferma a essere un pos, cioè il place of safety, in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione", ha proseguito il pm aggiungendo: "Normalmente il Pos è il porto più vicino, però questo è stato modificato nel corso degli anni. Allora dobbiamo rispondere a due domande: la nave di salvataggio può essere considerata un luogo sicuro? Come è stato rappresentato in questo processo. La risoluzione Msc dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un Pos temporaneo".

E ha aggiunto: "Che la nave non sia un luogo sicuro è un principio consolidato. Anche le navi ad hoc per effettuare il salvataggio devono avere dei requisiti ben precisi. Quindi, solo la terraferma può essere un Pos e questo lo ha ribadito anche la Cassazione".

Legale Salvini: "Requisitoria contraddittoria, su banco imputati linea politica"

"E' una requisitoria un po' contraddittoria, direi, perché la premessa è 'non stiamo processando il governo' poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis 'è in contrasto con la Costituzione' e che 'non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare'. E che 'il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali'. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi, non c'è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c'è una linea politica'", ha detto l'avvocata Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini.

"Nel caso Open Arms, a prescindere dalle anomalie della navigazione, dal fatto che c'erano rischi che vi fossero a bordo terroristi, sono state adottate tutte le misure per garantire la tutela e la protezione dei migranti", ha aggiunto.

"Mi preme rilevare che in questa introduzione della requisitoria è di intuitiva evidenza che il pm sta procedendo a una requisitoria contro il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea. Sapete perfettamente che anche in dichiarazioni pubbliche è stata una linea portata avanti da tutto il governo, anche dallo stesso premier di allora", ha affermato la legale.

"Il pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l'attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà, sta processando la linea politica di quel governo. Vedremo più tardi", ha aggiunto.

Chiesti sei anni di carcere

Il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella, al termine della requisitoria del processo Open Arms, durata circa sette ore, ha chiesto la condanna a sei anni per il ministro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio. "Ci accingiamo a chiedere la condanna dell'imputato", spiega Sabella, ricordando i 147 migranti parte offesa del processo, "oltre che per difendere i confini del diritto...", ha detto.

"Il diniego volontario e consapevole" di Matteo Salvini a concedere il porto ai migranti sulla Open Arms "ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna apprezzabile ragione", ha detto. "In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere nella parte giusta. La maggior parte è irreperibile e non vuole dire che siano criminali, ma significa essere senza casa e senza mezzi".

Lo sfogo di Salvini sui social

"Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia. Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai". Lo dice Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega, in un video sui social network.






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