Politica

Tam tam finito: Conte parla giovedì. M5s in attesa (e balcanizzato)

di Paola Alagia

Conte ancora al lavoro sul progetto del Movimento. Tra incognita vincolo del doppio mandato e busillis Rousseau, le tattiche e i riposizionamenti grillini

"Conte che fa?". "Quando parla Conte?". E’ questo l’assillo in casa Cinque stelle. Tutti in attesa del "verbo". Un'attesa che, a quanto pare, è agli sgoccioli. Come apprende Affaritaliani, infatti, proprio giovedì si terrà un'assemblea congiunta di Camera e Senato. L'appuntamento, si legge nella convocazione, è previsto alle ore 21,30 su Zoom e parteciperanno sia Vito Crimi che, appunto, Giuseppe Conte. Poche ore ancora nel limbo, quindi. Poi qualche dettaglio in più sul progetto organico cui sta lavorando l'ex premier sarà svelato. Un cantiere complesso che riguarda sia i valori che l’organizzazione pentastellata. E nel quale rientra, inevitabilmente, la delicata partita con Rousseau che è ancora oggetto di approfondimento, alla ricerca di un punto di caduta. Nell’ultimo anno la piattaforma è molto cresciuta, ma bisognerà vedere se si raggiunge un’intesa. Una cosa, tuttavia, sembra certa: difficilmente Conte vorrà rinunciare a un elemento così caratterizzante per il Movimento come la democrazia partecipata e i voti online. Per avere dettagli sul nuovo corso, però, bisogna aspettare che parli.

Nel frattempo, però, il Movimento è sempre più balcanizzato. Ci sono i giovani, nel senso di esponenti al primo mandato, contro i vecchi, e quindi contro i big alla seconda legislatura. C’è chi si è legato al dito l’esclusione dal governo giallorosso e chi, invece, ha fiducia nell'avvocato di Volturara Appula e aspetta. “Un momento così buio il Movimento non lo aveva mai vissuto - racconta un parlamentare M5s dietro promessa di anonimato – Non sapere nulla logora e innervosisce”. “O fa aguzzare l’ingegno - come maligna più di un Cinquestelle a Palazzo – E così associazioni e think-tank crescono come funghi”. La prima a palesarsi, nata sulle basi del gruppo "Parole guerriere", animato dalla deputata Dalila Nesci, è stata “Italia Più 2050” che ha tra i suoi promotori, oltre alla stessa Nesci, anche il sottosegretario Carlo Sibilia. Diversa da “Transizione sostenibile 2050” che ricalca molto le idee di Beppe Grillo e, per deduzione, di Conte. In quest’area gravitano, per esempio, big del Movimento come Stefano Buffagni e Paola Taverna. Ma sta prendendo forma pure “Innovare” che raccoglie per lo più parlamentari alla prima legislatura come Luca Carabetta e Luigi Iovino, Si tratta di un’area, ovviamente, non ostile a Rousseau, la piattaforma che rimane depositaria dell’ortodossia M5s, a cominciare dal vincolo dei due mandati.

“Sembra la corsa dei cavalli. Con tutte le incognite del caso perché nessuno sa quale sarà quello che vince – spifferano – Di sicuro si sono fatti male i loro calcoli. E a suonare la sveglia, come al solito, ci ha pensato Beppe (Grillo, ndr) riportando l’attenzione proprio sul vincolo dei due mandati”.


Ecco, appunto, la vera bomba sganciata sul Movimento è proprio questa. Un altro problema sul tavolo di Conte, come se non bastasse la grana Rousseau. “Ai tempi del ‘O Conte o voto’ molti si sentivano già al riparo, blindati in una lista – raccontano ad Affari -. Ma un conto era ragionare nell’ottica di Conte leader di una coalizione un altro è ragionare con Conte capo del Movimento. Qui, la musica cambia e non si può aggirare la regola dei due mandati. Bisogna per forza eventualmente mettere mano allo Statuto”.
La maggior parte dei big alla seconda legislatura al momento tace, fatta eccezione per il ministro Fabiana Dadone secondo la quale bene ha fatto Grillo a fare chiarezza. Lo stesso ex capo politico M5s Luigi Di Maio, per esempio, si è limitato a dire che sul tema non vuole entrare. E i dimaiani di più stretta osservanza? Aspettano le mosse di Conte: “Nessuna corrente e nessuna associazione. Per il momento non è in agenda”. La speranza che nutrono molti eletti in Parlamento, comunque, è che una soluzione di compromesso si possa trovare. Rimane in campo, per esempio, l’ipotesi di poter mettere a frutto le esperienze maturate dai big a Roma sui territori. “E’ vero che sul territorio già nel 2018 abbiamo avuto problemi a fare le liste. C’è bisogno di persone di spessore. Peccato che un’idea del genere non tenga minimamente conto delle legittime aspirazioni delle persone”. Ma anche dei tempi, viene da pensare, perché l’appuntamento con amministrative e regionali o si è già celebrato o non coincide con la fine del mandato. E portarlo a termine, inutile dirlo, è un altro caposaldo del Movimento.

Insomma, c’è tanta confusione sotto il cielo grillino, tra paure e incertezze. Non manca, però, chi vede positivo: “I posizionamenti o riposizionamenti sono fisiologici – conclude un altro Cinque stelle – ma io confido sulla capacità inclusiva del Movimento. Conte, poi, presenterà il suo progetto e sono sicuro che alla fine sarà così ambizioso che persino la prospettiva immediata che può avere il singolo in questo momento è destinata a indebolirsi”. Sarà davvero così? Giovedì è vicino e forse gli scenari saranno un po' chiari.