Politica

"Berlusconi al Colle? Ha il 10% di chance.Divisivo, avrebbe contro metà Paese"

Di Alberto Maggi

Quirinale, intervista di Affaritaliani.it a Roberto Formigoni

Quirinale, niente Casini, Amato Cartabia o Severino... Parla Formigoni

Presidente della Regione Lombardia per 18 anni, parlamentare europeo per 9 anni (e per 5 vicepresidente dell'assemblea Ue), senatore per 5 anni e deputato per altri 5. Roberto Formigoni è un profondo conoscitore della politica italiana e dei meccanismi del Palazzo. In questa intervista esclusiva ad Affaritaliani.it delinea il suo scenario in vista dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica (e non solo).

Il 18 gennaio 2022 iniziano in Parlamento le votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha più volte escluso il bis, pensa che una sua rielezione sia ormai da escludere?
"Non solo non la escludo affatto, ma la sponsorizzo e la caldeggio. Nella situazione in cui siamo oggi abbiamo bisogno che Mario Draghi continui a guidare il governo e l'Italia con l'abilità e la forza che sta dimostrando per almeno altri due o tre anni".

Quindi il punto di partenza è che Draghi resti a Palazzo Chigi...
"Mi sembra proprio di sì. Dobbiamo gestire al meglio i fondi del Pnrr, ovvero i miliardi che stanno arrivando e che arriveranno dall'Unione Europea, per far ripartire definitivamente l'Italia. Non possiamo assolutamente sprecarli. I fondi vanno gestiti al meglio con progetti seri e quindi serve la guida di una personalità forte che è in grado di ottenere il consenso dei partiti alzando soltanto un sopracciglio, nemmeno la voce".

Insomma, avanti con Draghi...
"La prima necessità è quella di avviare in modo ultra-sicuro il piano di ricostruzione. Ho letto che i 31 progetti presentati dalla Sicilia legati al Pnrr sono stati tutti bocciati e in altre regioni non siamo in condizioni migliori. Va fatto un lavoro colossale, la gente non se ne rende conto perché sono questioni tecniche, ma, ripeto, si tratta di riprogettare l'Italia. Come reddito pro capite non abbiamo ancora recuperato il ritardo accumulato con la crisi del 2012-2013, siamo tornati ai livelli del 2019, di inizio pandemia, segno che qualcosa di buono è stato fatto con le vaccinazioni e le misure economiche anche da Draghi, ma siamo ancora indietro rispetto al 2012".

Draghi è l'unico in grado di mettere d'accordo i partiti?
"Assolutamente sì. I provvedimenti entrano in Consiglio dei ministri con i partiti che alzano la voce, ma escono votati all'unanimità. Draghi non è certo un mago, ma è esperto in mille materie ed è capace di spiegare le sue scelte e di accettare le osservazioni giuste. Se il governo vota sempre all'unanimità e il Parlamento quasi vuole dire che abbiamo bisogno di Draghi premier. E poi mi domando, se non lui chi altri? Nessuno".