Politica

Quirinale, gruppo Misto decisivo. La carica degli elettori senza casa

di Paola Alagia

Tra componenti e cani sciolti, la mappa dei 114 parlamentari che potrebbero essere ago della bilancia

Quirinale, gruppo Misto? In potenza è il vero ago della bilancia

Come fossero un Giubileo, anche le elezioni quirinalizie sono costellate di 'cantieri'. Il Parlamento diventa terreno fertile per tentare la strada di laboratori politici. Ci provano al centro con l'idea di dar vita a una federazione. E ci provano a maggior ragione nel gruppo Misto che è affollato come non mai. Prendiamo gli ex M5s: sulla carta avrebbe i numeri per fare gruppo a sé. Un po’ come sette anni fa, in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. Allora non ci riuscirono, questa volta non si sa. Su un nuovo soggetto politico ragionano, per esempio, i senatori ex grillini Barbara Lezzi e Nicola Morra, sempre con uno sguardo ad Alessandro Di Battista, ma pure a Davide Casaleggio. Il 13 dicembre hanno organizzato un incontro con i cittadini a Roma. Le manovre, insomma, sono in corso. Una cosa è certa, per dirla con le parole dell’ex ministra Lezzi: sommando gli espulsi al Senato “siamo anche di più dei senatori di Fratelli d’Italia”. La situazione però è in continua evoluzione dal momento che se i parlamentari ex M5S dovranno essere reintegrati nel Movimento, come stabilito dal Consiglio di Garanzia del Senato. E tra loro rientra la stessa Lezzi. Proprio guardando al Quirinale, la verità è che il gruppo Misto in potenza potrebbe essere il vero ago della bilancia. Altro che i renziani. In potenza, tuttavia, e non in atto.

Quirinale, il porto di mare del Gruppo Misto e la proposta Pd sullo stop alle porte girevoli

A parte la forza dei numeri, infatti, rimane il solito porto di mare, l'approdo di chi resta senza casa o perché la abbandona o perché espulso. Per tacere delle scelte tattiche, che pure non mancano, di chi vi fa scalo in attesa di decollare verso nuovi lidi. Parliamo di 66 deputati e 48 senatori, grazie all’ultima new entry, Leonardo Grimani, fresco di addio al gruppo renziano del Senato (Italia viva-Psi). Tutti, comunque, sono accolti a braccia aperte in questa accogliente casa. E sarà sempre così, almeno finché non si deciderà di metter mano ai Regolamenti, come pure punta timidamente a fare la proposta targata Pd proprio per dire addio a queste porte girevoli.  Nulla, naturalmente, che possa vedere la luce a stretto giro di posta, men che meno prima dell'elezione del presidente della Repubblica.

Quirinale, i 114 grandi elettori del Misto. Alla Camera si contano 6 componenti

Ergo, mani libere per ciascuno dei 114 grandi elettori. Soprattutto per quanto riguarda gli indipendenti (solo alla Camera se ne contano 24. In realtà potrebbero scendere a 23 con la deputata Flora Frate, come annunciato, passerà nel gruppo di Italia Viva) e cioè i non iscritti neppure ad una componente. Proviamo a orientarci in qualche modo, partendo da Montecitorio. Qui si contano 6 componenti (la soglia per costituirsi in gruppo è infatti di 20 deputati): ci sono Alternativa, con 16 membri e le minoranze linguistiche (4 iscritti), che esprimono anche il presidente del Misto Manfred Schullian.
Azione di Carlo Calenda è insieme a +Europa con 3 parlamentari, mentre Noi per l'Italia di Maurizio Lupi ne conta 5. Il Maie invece annovera 8 deputati (cinque in realtà hanno dato vita alla sotto-componente ambientalista 'Facciamo eco'). E infine c'è Centro democratico, 6 deputati in tutto. Anche se le ambizioni del suo leader, l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Bruno Tabacci, erano ben altre prima della nascita del governo Draghi. Nei giorni della crisi del Conte due, infatti, era riuscito a mettersi alla testa di 11 responsabili, per lo più ex grillini, naturalmente contiani. Ma poi il gruppo non si fece.

Quirinale, nel misto Senato sbarcano anche Idv, Partito comunista e Potere al popolo

Al Senato, invece, le componenti sono molte di più. Alcune di mera testimonianza, come nel caso dell'Italia dei valori, del Partito comunista o di Potere al Popolo, rappresentate ciascuna da un solo senatore. Nell'ordine si tratta degli ex M5s Elio Lannutti, Emanuele Dessì e Matteo Mantero.
Ci sono poi i 6 senatori di Leu (alla Camera, grazie a una deroga, Liberi e uguali costituisce un gruppo a sé), tra i quali la presidente del Misto Loredana De Petris, i 3 di Italexit, fondata dall'ex grillino Gianluigi Paragone.

Alternativa, invece, non ha la componente, ma fanno riferimento al neonato partito i fuoriusciti dal Movimento Mattia Crucioli e Luisa Angrisano. Due senatori sono in forza a +Europa, mentre 9 fanno parte delle componenti Idea-Cambiamo, fondate da Gaetano Quagliariello e Giovanni Toti, la cui area di riferimento è Coraggio Italia (che è gruppo alla Camera con 22 deputati, che probabilmente scnederanno a 21 visto che la parlamentare Maria Teresa Baldini sta per approdare tra i renziani). Oltre ai due senatori a vita Mario Monti e Liliana Segre, ci sono poi gli indipendenti: un ex Lega, due ex Forza Italia e 19 ex M5s. Tra questi però non mancano i distinguo. Tre senatrici in particolare (Nugnes, Fattori e La Mura) sono vicine a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni che alla Camera, al contrario di Liberi e uguali, è all'opposizione del governo Draghi. Nella pattuglia dei restanti ex, infine, come già detto, alcuni tipo la già ministra Barbara Lezzi o il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra gravitano nell'area di Di Battista, sempre che il descamisado romano decida una volta per tutte cosa fare.

Quirinale, gruppo Misto in ordine sparso al voto in seduta comune

Tornando a oggi e soprattutto guardando a metà gennaio, come si regolerà la folta pattuglia del Misto quando il Parlamento sarà convocato in seduta comune per l'elezione del presidente della Repubblica? Difficile orientarsi in una compagine così variegata. Basti pensare che tra Camera e Senato alcuni esponenti del Gruppo appoggiano il Governo (da +Europa a Leu) e altri sono all'opposizione (da Alternativa a Italexit). Una cosa è certa e vale per tutti gli eletti nelle due Camere: nessuno vuole andare al voto prima della fine naturale della legislatura. Se dovesse prendere corpo quindi un'ipotesi Draghi al Quirinale senza rassicurazioni sulla durata del loro mandato, è chiaro che la stragrande maggioranza si farebbe guidare da una sola bussola: conservare la poltrona.

Alle minoranze linguistiche, tuttavia, non dispiacerebbe che l'ex presidente della Bce traslocasse al Colle. Impossibile invece che Alternativa, sempre critica nei confronti delle scelte del premier, dia il suo voto a Draghi. Men che meno a Berlusconi, che pure è nella rosa dei candidati.

 E +Europa e Azione? Se il segretario di + Europa Benedetto Della Vedova per ora non si sbilancia - "Il toto-quirinale anticipato indebolisce il Governo e strumentalizza il premier", ha twittato il 5 dicembre scorso -, il leader di Azione è meno reticente: "Se salta Draghi a palazzo Chigi salta tutto", ha detto intervistato da Repubblica il 7 dicembre.

Discorso a parte merita poi Coraggio Italia. Molto dipenderà anche dall'evoluzione dei rapporti con Italia viva. Proprio al Senato, dove il gruppo non c'è, i senatori Gaetano Quagliariello e Paolo Romani sono molto impegnati per condurre a meta la federazione. Un accordo sul Colle, sotto la regia di Renzi, potrebbe nascere attorno a un nome che non è quello di Draghi, ma neppure di Berlusconi.
Bocche cucite dalle parti di Leu. Nessuno si sbilancia per ora. Di sicuro la componente al Senato e il gruppo alla Camera convergeranno sullo stesso nome. Così come è ipotizzabile un fronte comune di sicuro col Pd e chissà se anche con il M5s.

A Montecitorio, infine, come detto, c'è la componete Noi con l'Italia. Si tratta di un'area che si colloca al centro del centrodestra. Quale sarà l'orientamento? Una cosa è certa, Maurizio Lupi è legato a Berlusconi, ma molto anche a Mario Draghi. Quanto al Maie, il Movimento associativo italiano all'estero, si è sempre mosso all'insegna del pragmatismo. Quindi, valuterà le proposte che saranno sul tavolo. Per Facciamo Eco, infine, che insieme al Maie appoggia l'esecutivo, saranno dirimenti anche i segnali sulle battaglie ecologiste che arriveranno dalla manovra.