Politica
Reddito di Cittadinanza, Centrodestra e IV affilano le armi. INSIDE
In legge di Bilancio si prefigura un rifinanziamento con 1-2 miliardi. Ma nella maggioranza che appoggia Draghi fioccano i distinguo
Non ci sono solo le riforme della giustizia e del Csm a rendere agitate le acque della maggioranza. Anche il Reddito di cittadinanza, infatti, già si prefigura come prossimo terreno di scontro. Soprattutto se, come pare, nella prossima legge di Bilancio si andrà nella direzione di rifinanziare la misura con 1-2 miliardi. Per la gioia del Movimento Cinque stelle di cui la riforma è figlia, ma un po’ meno degli altri alleati.
E’ vero pure che dai tempi del Conte 1, quando diventò legge, il RdC ne ha fatta di strada, conquistando a poco a poco il Partito democratico, ma è altrettanto vero che ha perso sul suo cammino il sostegno (seppure mai troppo sbandierato) della Lega. Proprio dal partito di Matteo Salvini è il deputato Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze, a mettere subito in chiaro: “Quella riforma era figlia di un accordo di maggioranza - ha detto ad Affaritaliani.it -, abbiamo cercato fortemente di migliorarla, ma purtroppo il RdC è rimasto con tutte le sue criticità”. Quindi, il j’accuse del Carroccio: “Noi - sottolinea Gusmeroli - volevamo intanto che si rivitalizzassero gli uffici di collocamento, che si spingesse sulle politiche attive, che ci fosse un rapporto molto stretto con le imprese e volevamo che i percettori del Reddito comunque si impegnassero per la comunità”.
Di qui a dire che la Lega si metterà di traverso quando si tratterà di mettere a punto le risorse per rifinanziare la misura ce ne passa. Ma solo perché dalle parti di via Bellerio si confida in cambiamenti rilevanti, anche alla luce degli stanziamenti nel Pnrr per le politiche attive: “Sono fiducioso che il RdC possa cambiare significativamente”, aggiunge Gusmeroli. La rotta è quella di “una misura molto più individualizzata, facendo perno sui servizi sociali, e molto più ‘attiva’ quanto alle possibilità di entrare nel mondo del lavoro. E soprattutto - sottolinea il parlamentare leghista - non deve sommarsi ad altri interventi perché altrimenti il rischio è demotivare le persone a cercare un impiego”.
Il deputato della Lega porta avanti soprattutto la sua esperienza di sindaco (è stato primo cittadino ad Arona, nel novarese, dove ora ricopre la carica di vicesindaco) che gli fa dire: “In sintesi, noi crediamo che funzioni molto di più un aiuto alle famiglie in difficoltà attraverso i servizi sociali piuttosto che un assegno senza un passaggio tramite questi servizi. Che sono lo strumento chiave per ritagliare l’aiuto sull’esatto bisogno e per evitare il rischio che una erogazione senza controlli crei situazioni che stridono con le difficoltà reali delle persone”.
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