Politica
Riforma Giustizia, Dadone: "Va migliorata o i ministri M5S possono dimettersi"
Un messaggio chiaro a Draghi e Cartabia: "Il nostro appoggio? Dipende da quale sarà l’apertura sulle modifiche tecniche. Dimissioni? Valuteremo con Conte"
Sulla riforma della Giustizia il Governo Draghi rischia seriamente di spaccarsi: la ministra Dadone paventa l’uscita del M5S dalla compagine di governo
Fabiana Dadone, ministro M5S alle Politiche giovanili, lancia un’autentica bomba sul Governo Draghi nel corso di Agorà Estate: “Se è a rischio l’appoggio del Movimento Cinque Stelle al governo? Dipende da quale sarà l’apertura sulle modifiche tecniche. L’obiettivo di tutti non è certo garantire le impunità in certi casi, ma velocizzare i processi”.
“Ci aspettiamo una discussione costruttiva, vedremo le decisioni da prendere”, ha aggiunto Dadone, agitando lo spettro che, in assenza di “miglioramenti” al testo in discussione, l’ipotesi delle dimissioni dei ministri M5S sarebbe “una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte”.
Il destino di Draghi nelle mani del suo predecessore? Le parole di Dadone sono un ulteriore fendente, dopo le durissime critiche che hanno costretto sia Mario Draghi che la ministra alla Giustizia Marta Cartabia ad ammettere che la riforma della Giustizia si può migliorare. Una concessione che però stride con la decisione del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia sul controverso provvedimento: per quanto il Premier giustamente sottolinei che questa decisione “può avere delle conseguenze diverse prima del semestre bianco o durante il semestre bianco“, il segnale politico è chiaro.
“La proposta di riforma del processo penale, come tutto, è perfettibile, non è mio temperamento incaponirmi su una idea, so bene che tutte le leggi sono riformabili, ma quella riforma va guardata nella sua interezza", ha detto questa mattina Cartabia, travolta dalle critiche.
"Nessuno vuole comprimere né elidere i diritti dei cittadini: ciò che viene proposto non è di cancellare i diritti delle parti, né tanto meno della difesa ma di esercitarli in modo diverso", ha aggiunto.
Parlando agli avvocati, in occasione del congresso nazionale forense, ha inoltre detto: "In cinque anni siamo chiamati ad abbattere del 40% la durata dei processi civili, non perdiamo di vista la meta dalla quale dipende l'erogazione di 204 miliardi per il nostro Paese. Non mi sottraggo alle mie responsabilità, sono dure, esigenti ma andiamo avanti, però ho bisogno di ciascuno di voi, non posso farcela portando avanti da sola un'ipotesi che deve affrontare i problemi che derivano da decenni di disattenzione alla giustizia italiana".