Politica

Riforma della Giustizia, Pd: "Il governo ha dichiarato guerra alla Magistratura, in linea con Gelli e il berlusconismo"

Parla Walter Verini, massimo esperto tra i Dem

Di Alberto Maggi

"La creazione di magistrati solo votati all'accusa, una sorta di "sceriffi" autogestiti, separati, che magari finirebbero inevitabilmente sotto il controllo del governo di turno, è pericolosa"


"La separazione della carriere voluta dal governo non è una riforma, ma una nuova fase della guerra contro la Magistratura, la sua indipendenza e la separazione costituzionale dei poteri. Nel merito è, secondo noi, sbagliata. Con la riforma Cartabia, oggi, i passaggi di funzione (da requirente a giudicante o viceversa) possono essere soltanto uno. Uno, in carriera. Su quasi novemila magistrati, ce ne sono solo una ventina l'anno e la gran parte riguardano magistrati di prima nomina che (dopo essere stati "obbligati" ad accettare la prima sede libera) dopo gli anni previsti scelgono di cambiare per ragioni di vocazione giurisdizionale, familiari, ambientali. Il problema, quindi, non esiste (e dove c'è la separazione, come in Francia, sotto il controllo del Ministero della Giustizia, passaggi di funzione sono consentiti)". Con queste parole Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia del Senato e capogruppo del Partito Democratico in Commissione Antimafia, intervistato da Affaritaliani.it, spiega punto per punto la contrarietà del partito guidato da Elly Schlein alla riforma costituzionale del sistema giudiziario votata oggi in prima lettura dalla Camera.

"Riteniamo invece fondamentale che un magistrato abbia una cultura della giurisdizione unitaria. In altre parole: chi ha svolto funzioni requirenti (nelle quali peraltro c'è anche il compito di cercare prove a discarica delle accuse per valutare una richiesta di rinvio a giudizio) eserciterà meglio, un domani, funzioni giudicanti. E viceversa. La creazione di magistrati solo votati all'accusa, una sorta di "sceriffi" autogestiti, separati, che magari finirebbero inevitabilmente sotto il controllo del governo di turno, è pericolosa. Per i cittadini, meno garantiti, per lo stesso sistema giustizia". 

"Del resto, oggi, la dialettica tra procure e giudici funziona. Le procure per intercettare, per misure cautelari, chiedono e diversi uffici giudiziari autorizzano o no. Oggi le procure chiedono i rinvii a giudizio solo in presenza di importanti probabilità di condanna. E sono una elevatissima percentuale i casi in cui, in primo grado, i giudicanti respingono le richieste dell'accusa. Si chiama obbligatorietà dell'azione penale, dialettica processuale, dibattimento, garanzie, presunzione di non colpevolezza, rispetto delle vittime dei reati (persone, comunità o Stato). L'attuale impalcatura del sistema giudiziario già garantisce dialettica e terzietà dei livelli giudicanti. Potremmo continuare", sottolinea Verini. 

"Penso che la Magistratura, in tutti questi anni abbia compiuto errori. A partire da una ancora irrisolta patologia correntista e "carrierista" (cosa diversa dal pluralismo di cultura giuridica). Ci sono stati anche casi di eccessi di "protagonismo". Ma molti sono stati - direi - di "legittima difesa" (anche eccessi di legittima difesa in certi casi) da una linea che da Gelli in poi, passando per la lunga stagione del "berlusconismo" e arrivando ad oggi, pensa a una Magistratura meno indipendente, meno autonoma. Sì, è una linea che tiene insieme questo, con il fastidio di questa destra al governo per il giornalismo d'inchiesta, per i controlli. Magari istituendo decine di nuovi reati e aumenti di pene per reati di strada (che vanno contrastati, certamente), affievolendo invece il contrasto a corruzione a reati contro i "colletti bianchi", attraverso l'indebolimento di strumenti fondamentali di indagine (per esempio  le intercettazioni). E tutto questo senza dare risposte ai problemi reali del funzionamento, dei tempi, della macchina della giustizia. Un governo serio avrebbe applicato davvero le riforme fatte al tempo del governo Draghi (certamente imperfette, limitate, ma di sistema, non contro o a favore di qualcuno). E poi, nel tempo, modificarle, correggerle dopo averle sperimentate. Invece hanno scelto di ridichiarare guerra alla Magistratura", conclude l'esponente del Partito Democratico.

Leggi anche/ Sicurezza, Delmastro (FdI): "Nessuno scudo penale per gli agenti delle forze dell'ordine" - Affaritaliani.it