Politica
Salvini, quel manichino a testa in giù. La sinistra "complice" dei violenti?
'No Salvini day': studenti milanesi bruciano bandiere di Lega e M5S. FOTO
I 100 mila studenti che venerdì 16 novembre hanno manifestato in 70 piazza d’Italia al grido di “giù la maschera” si sono … “smascherati” da soli trasformando la giusta protesta per lo stato di degrado in cui versa da decenni la scuola in una lotta contro il governo gialloverde, in particolare contro Matteo Salvini. Da ciò la caratterizzazione politica unilaterale, non senza strumentalizzazioni, sfociata nel “No Salvini day”. In diversi centri cittadini non sono mancati incidenti, con gruppi di facinorosi anche a capo coperto e con corpi contundenti all’assalto di vetrine e quant’altro capitasse sul loro cammino, con intimidazioni, imbrattamenti di muri, lancio di barattoli di vernice e di uova, sassaiole, bandiere di Lega e M5S bruciate, un manichino con l’effige del vicepremier appeso ad un ponte a Roma poi sequestrato dalla polizia. Un film già visto che riapre polemiche e interrogativi vecchi e nuovi.
Pd e sinistra non vedono e non sentono, anzi godono nel vedere la piazza rivolta contro i comuni “nemici” al governo, ignari delle lezioni della storia. Con le spranghe e i passamontagna, con il buttare benzina sul fuoco, si sa come si comincia ma non dove si va a finire.Non sono “goliardate” di ragazzi esuberanti e sprovveduti, come con faciloneria e sprovvedutezza sono già state battezzate da più parti, specie a sinistra. Quella sinistra, a cominciare dal Pd, che cerca di uscire dal tunnel e risalire la china cavalcando la protesta purchessia e di chiunque – ieri il corteo antirazzista dei radical-chic&C pro immigrazione, oggi quello degli studenti “in cerca di uguaglianza” – in funzione anti-governo e soprattutto in funzione anti-Salvini, sull’onda delle “migliore” tradizione del capro espiatorio e della caccia al nemico, quando tali trattamenti erano riservati a Craxi e poi a Berlusconi ma anche ai “traditori della classe operaia e del popolo”, Berlinguer e Lama.
Si scopre l’acqua calda nel constatare che Pd e sinistra, più o meno alla luce del sole, soffiano su queste fiammelle di proteste per lo più sgangherate ma non per questo a minor rischio, dimenticandosi di quanto (mal)fatto o non fatto per anni dai loro precedenti governi e non vedendo o facendo finta di non vedere – i rischi che – degenerando nella violenza – tali azioni comportano per la tenuta civile e sociale del Paese. Addirittura, certi sinistri “pifferai” oggi dispensatori di “verità” nei talk show televisivi e sui giornaloni come in gioventù gridavano nei cortei del Movimento: “W Marx-WLenin-WStalin-WMao-Tse-Tung!”, chiamano alla rivolta contro il “razzista/fascista” Salvini, definito il nuovo Scelba. Insomma, fra vuoti storici e azzardi politici, come se in questa Italia malridotta da 25 anni di malgoverno di centrodestra e di centrosinistra ci fosse oggi il replay degli anni più bui e insanguinati con i 100 morti dei braccianti ammazzati dalla polizia negli anni ’50, con decine e decine di operai uccisi dalla celere di Scelba negli anni ’60, con il sangue del terrorismo “rosso” delle BR negli anni ’70. Altri tempi, è vero.
Ma i video di ieri brulicanti sui social con giovani a volto coperto all’assalto con spranghe e pietre delle vetrine dei negozi e non solo richiamano a quei tempi nefasti allungando nel presente ombre inquietanti. C’è un filo conduttore fra estremismo, violenza, terrorismo e c’è sempre un “padre” che li genera o che, ingenuamente o strumentalmente, li copre o li alimenta. I problemi (da quelli economici, a quelli dell’immigrazione e della sicurezza, a quelli dei giovani e della scuola, ecc.) ci sono e sono reali. Ma le cause della violenza e le degenerazioni estremistiche non si rapportano all’esistenza dei problemi, molti dei quali, incancreniti da decenni di malgoverno. Le minoranze aggressive e violente (non solo fra gli studenti o considerati tali) nascono, crescono, trovano una cintura di solidarietà se manca la comprensione culturale e politica del fenomeno, se non c’è l’adeguata e tempestiva risposta unitaria della politica e dello Stato, nel combatterle.
Non ci sono “se” e “ma” che possono giustificare oggi in Italia la violenza. Il giustificazionismo e il buonismo offrono alibi per delinquere impunemente. La sinistra non può ripetere l’errore degli “anni di piombo” quando sue componenti, se non complici, furono di certo conniventi. Chi devasta – con o senza un disegno politico preciso - vetrine e quant’altro e crea danni di ogni tipo alla collettività è “sic et simpliciter” un delinquente e come tale va considerato e trattato, usando le regole e le leggi dello Stato.
Se invece si ribadisce che “Salvini è un fascista e va fermato comunque e con ogni mezzo” perché a rischio c’è la democrazia, è evidente che si crea quel “brodo di coltura” dove i violenti di oggi – potenziali terroristi di domani - sguazzano come pesci nell’acqua. Non c’è nessuna “comprensibile rabbia” nei confronti del governo e di Salvini che possa giustificare atti di violenza di qualsiasi tipo. Chi non vede o non sente, o finge o è complice.