Politica
Tajani attacca sul salario minimo: "Non siamo in Urss". Insorge il Pd
Il ministro degli Esteri: "In Italia non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell'Unione Sovietica". E Bonaccini replica
Da Bruxelles si è fatta sentire la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein: "Di salario minimo è giusto che si parli perché le opposizioni sono riuscite a unire le loro forze. In commissione il Partito democratico continua a difendere l'idea che bisogna contrastare il lavoro povero: 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, secondo l'Istat, sono poveri anche se lavorano – ha osservato la leader dem uscendo dal pre-vertice Ue-Celac dei socialisti – Il governo di Giorgia Meloni non può voltare la faccia dall'altra parte su una misura su cui, peraltro, i sondaggi dicono che c'è un supporto del 75% delle italiane e degli italiani. Quindi, noi continueremo a batterci e non molleremo di un centimetro su questa importante proposta". "Non siamo in Urss. Argomentazione che nemmeno al bar". Così Stefano Bonaccini su twitter sulle parole di Antonio Tajani sul salario minimo.
Anche il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, ha ribadito la battaglia in Parlamento “per difendere la proposta di salario minimo avanzata dalle opposizioni. Non è accettabile che la maggioranza presenti un emendamento che la vuole cancellare. La maggioranza degli italiani è d'accordo con una proposta che riconosce dignità al lavoro. Nel Mezzogiorno un lavoratore su quattro è sotto la soglia dei 9 euro e questo non è accettabile. Se la maggioranza insisterà nel suo folle disegno vuol dire che ha deciso di ignorare 3 milioni e mezzo di lavoratori sottopagati e sfruttati".