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Politica
Ue, all'Italia la concorrenza. Von der Leyen si gioca il sì di Meloni
Giorgia Meloni e Ursula Von Der Leyen

Europa chiama Roma: per il sì di Meloni, all'Italia deve andare il commissario alla concorrenza. A Ursula, l'ultima parola!

 

Con oggi si apre una settimana cruciale. Non solo per l'Europa con l'elezione del nuovo Presidente della Commissione Europea e la probabilissima riconferma di Ursula Von Der Leyen, ma anche -e forse soprattutto- per l'Italia e le molte questioni aperte sul tavolo comunitario. E sarà la settimana di Giorgia Meloni chiamata a scelte importanti con ricadute significative -c'è da immaginarlo- sul ruolo dell'Italia in Europa e sulla tenuta politica del centrodestra e del governo.

Eppure le aperture verso l'Italia non sono mancate. Per il Bel Paese si è parlato insistentemente del dicastero all'economia (attualmente ricoperto dall'ex premier Paolo Gentiloni) e, nelle ultime ore, del "super commissario" alla difesa da affidare al Ministro Guido Crosetto. Un ruolo nuovo, tutto da inventare e quindi evanescente come lo stesso superlativo (ed in politica le promesse hanno le gambe corte come le bugie).

Ma se a Bruxelles è opinione comune che un ruolo importante debba spettare ad uno dei paesi fondatori più importanti dopo Germania e Francia, è -per contro- opinione altrettanto comune che all'Italia non possa essere garantito un posto in prima fila tra i ministeri europei senza la diretta condivisione delle responsabilità. In altre parole: o il governo italiano e la sua Premier si schiereranno per la riconferma di Ursula (con ciò che questo comporterà sul fronte interno dove la Lega fa le barricate contro il bis) o l'Italia dovrà accontentarsi di un ruolo di secondo piano.

Dunque lo stallo!

Uno stallo che da settimane agita i sogni dell'inquilina di Palazzo Chigi e che potrebbe trovare una soluzione nell'affidamento all'Italia del dicastero che Meloni ha in mente da tempo: la concorrenza.

Una competenza che permetterebbe all'Italia di gestire in prima persona (e con delle soluzioni innovative) partite importanti -aperte da anni- come quella sulle concessioni balneari.

Questione per la quale Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni in prima persona si sono spesi senza remore e sulle cui promesse hanno fondato molto del successo elettorale.

Ma anche il tema su cui Matteo Salvini continua a dare battaglia in Parlamento e nel Paese, sfruttando proprio l'imbarazzante impasse del governo.

Insomma una situazione (e non è la sola: alla concorrenza fa capo anche la vertenza ancora in stand by dell'acquisto delle quote di Ita -l'ex Alitalia- da parte di Lufthansa) che Giorgia Meloni teme molto e che potrebbe determinare davvero la sua permanenza a Palazzo Chigi.

Tutto è ormai interamente nella mani di Von Der Leyen. Lei sola può gestire e sbrogliare una matassa che si è andata ingarbugliando anche sul versante politico-sovranista ma che, in un attimo, potrebbe risolversi. 

L'Italia, da Paese fondatore, attende un segnale di rispetto, di fiducia ma anche di novità e lungimiranza politica in un momento in cui le urgenze internazionali esigono unità, determinazione, saggezza e prudenza. Qualità assai rare del primo esecutivo Von Der Leyen.






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