Politica

Ue, la verità sullo scontro tra Renzi e la Merkel

Giuseppe Vatinno

Se il premier non alza la voce Grillo vince le elezioni


Dopo la Brexit - lo avevamo scritto - si sono aperte nuove possibilità per l'Italia perché uscita Londra, Berlino doveva rinsaldare l'asse con Parigi e Roma e così è ancora, nonostante alcuni giornali e giornalisti cerchino di mostrare il contrario: il vertice di Capri è stato un segnale esemplificativo in tal senso.
L'abbandono di Londra è infatti una opportunità per tutti gli alleati forti di Berlino che sono due: l'Italia e la Francia.
Tuttavia la recente rottura di Renzi dopo il vertice di Bratislava ha portato acqua al mulino degli europeisti convinti: il Corriere della Sera -ad esempio- ha apertamente criticato l'assenza del premier italiano -che contestava il documento finale- alla conferenza stampa congiunta della Merkel e di Hollande.
Renzi in particolare non ha visto trattati i due temi che interessano il nostro Paese: i migranti e quindi la questione africana e l'allentamento della morsa sulle politiche dell'austerity.
La "reazione" teutonico - gallica non si è fatta attendere e così il nostro premier non è stato invitato ad un incontro ai margini dell'agenda digitale europea di mercoledì prossimo a Berlino in cui sarà presente anche Juncker che però ha un ruolo secondario.
Naturalmente si è buttata acqua sul fuoco da entrambi le parti e cioè sia da Palazzo Chigi che da Berlino dicendo che era un evento programmato senza l'Italia ma è chiaro che non è così e i segnali sono stati forti e chiari ed anche fuori dalla cortesia diplomatica che si usa in questi casi per alleati strategici.
Renzi sta facendo la voce grossa con la Merkel perché ha capito che con la politica dell'austerity e i migranti variabile impazzita (l'Italia non ha difese essendo una penisola) perde le elezioni non tanto a favore di Salvini che rappresenta per lui ancora un pericolo abbastanza limitato quanto a favore di Grillo che dell'antieuropeismo militante ha fatto una sua bandiera storica che ancora non viene dispiegata apertamente e con continuità, ma che è un valore fondante del movimento populista del comico genovese.
Inoltre Renzi sta muovendosi di concerto con gli Usa di Obama (che però è in scadenza) per le riforme costituzionali che hanno visto l'inusitato -dal punto di vista diplomatico- endorsement dell'ambasciatore americano, preso atto del fatto che l'abbandono dell'U.K. ha lasciato via libera ad altre prospettive; insomma opportunità per l'Italia ce ne sono e qualche volta è bene fare sentire la propria voce contro lo strapotere e l'arroganza tedesca purché sia una tattica per contare di più in una trattativa molto delicata che coinvolge non solo i destini politici dei singoli rappresentanti nazionali ma quelli di intere nazioni.
La Merkel sa benissimo che dopo la perdita del Regno Unito non può permettersi altri passi falsi e per l'Italia è giunto il momento di dire dei no.