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PROGETTO MEAN E LA NON VIOLENZA, NEUROTECNOLOGIE E DIRITTI, EDMO CONTRO LE FAKE NEWS

MEAN, movimento europeo di azione non violenta

Domanda: pare che oggi la diplomazia non sappia trovare capacità valide di mediazione contro le guerre, ma non ci sono fondi per i volontariato e movimenti europei per la non violenza? Emiliana Sarti
Risposta
: sì ci sono e c’è ad esempio il progetto Mean che è un movimento europeo di azione non violenta, specifico per la pace, l’assistenza in Ucraina, che intende preservare il potere trasformativo della non violenza attiva all’interno dello scenario di conflitto. Gli organizzatori hanno fatto una manifestazione in presenza non violenta in Ucraina il giorno 11 luglio, una mobilitazione di massa di migliaia di civili europei a sostegno della pace; inoltre aveva già realizzato una raccolta di beni tutto il mese di dicembre 2023 per combattere l’emergenza freddo per il popolo ucraino, stremato dal conflitto in atto; ha realizzato workshop per chiedere all’Unione europea di proseguire nell’iter di istituzione di corpi civili di pace. La gestione civile delle crisi è difatti un pilastro fondamentale della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune Europea. Ci sono inoltre fondi e progetti di volontariato europei di vario genere. Sino al 1 ottobre è possibile partecipare ai bandi aperti relativi al Corpo europeo di solidarietà. Per progetti di solidarietà e di volontariato possono fare domanda cooperative, enti locali, pubbliche amministrazioni, associazioni, ong, pmi.  Il bando ha un importo totale di 145 milioni di euro. I progetti di volontariato offrono ai giovani (18-30 anni) l’opportunità di partecipare ad attività nello Stato di residenza del partecipante (attività nazionali) o in uno Stato diverso da quello di residenza (attività transfrontaliere). Il volontariato può essere individuale, per una durata compresa tra due e dodici mesi oppure tra due settimane e due mesi, se coinvolge giovani con minori opportunità, oppure di gruppo, con il coinvolgimento di 10-40 giovani provenienti da almeno due Stati diversi, per un periodo compreso tra due settimane e due mesi. Mentre i gruppi di volontariato in settori ad alta priorità sono progetti su larga scala e ad alto impatto inerenti attività di volontariato svolte da gruppi di giovani (almeno cinque partecipanti, di età 18-30 anni) di minimo due Stati diversi, che attuino interventi di breve durata (da due settimane a due mesi) per attività di soccorso alle persone in fuga da conflitti armati e altre vittime di calamità naturali o provocate dall’uomo; oppure di promozione di esperienze e risultati di apprendimento positivi per i giovani con minori opportunità. I progetti di solidarietà sono sviluppati e realizzati da gruppi di almeno cinque giovani (18-30 anni) di uno stesso Stato registrati al Corpo europeo di solidarietà, al fine di affrontare le principali sfide della loro comunità locale. I progetti possono durare da due a dodici mesi. Oltre all’impatto locale, un progetto di solidarietà dovrebbe anche presentare un chiaro valore aggiunto europeo. Inoltre  ci sono future scadenze per attività di volontariato nell’ambito del Corpo volontario europeo di aiuto umanitario si svolgono in Stati terzi in cui sono in corso operazioni di aiuto umanitario e che offrono l'opportunità ai giovani di età tra i 18-35 anni di svolgere attività di volontariato a breve o lungo termine, contribuendo a fornire assistenza, soccorso e protezione laddove più necessario. Il volontariato può essere individuale, per una durata compresa tra due e dodici mesi, oppure di gruppo, con il coinvolgimento di 5-40 giovani provenienti da almeno due Stati diversi, per un periodo compreso tra due settimane e due mesi. Il bando è aperto a organizzazioni, pmi, giovani residenti negli Stati dell’Unione Europea compresi i PTOM e negli Stati terzi associati al programma, quali i Paesi EFTA/SEE (solo Islanda, Liechtenstein), i Paesi candidati all'adesione all'UE (solo Turchia, Macedonia del Nord). La partecipazione ad alcune azioni è inoltre aperta anche a organizzazioni e giovani di Paesi terzi non associati al programma. I giovani che intendono partecipare al Corpo europeo di solidarietà devono registrarsi nel Portale del Corpo europeo di solidarietà. Ci si può registrare a partire dai 17 anni, ma per prendere parte a un progetto occorre avere almeno 18 anni. Più precisamente, i giovani di età compresa tra 18-30 anni registrati nel Portale possono partecipare a progetti di volontariato o presentare candidature per progetti di solidarietà. Ai progetti di volontariato nell’ambito dell’aiuto umanitario possono partecipare giovani registrati che abbiano fino a 35 anni. Le organizzazioni che intendono partecipare a progetti di volontariato, anche nel settore dell’aiuto umanitario, devono previamente ottenere il marchio di qualità (Quality Label). Il Marchio certifica che un'organizzazione è in grado di svolgere attività di solidarietà di alta qualità nel rispetto dei principi, degli obiettivi e dei requisiti del Corpo europeo di solidarietà. E’ possibile presentare domande per ottenere un marchio di qualità per le attività di volontariato legate alla solidarietà o un marchio di qualità per il volontariato nel settore degli aiuti umanitari. Qualsiasi organizzazione o ente che abbia ottenuto il Marchio di qualità può presentare progetti o parteciparvi come partner. Le candidature per i progetti di volontariato e i progetti di solidarietà devono essere presentati all’Agenzia Nazionale del Paese del proponente (per l’Italia, l’Agenzia italiana per la gioventù). Le candidature per progetti di gruppi di volontariato in settori ad alta priorità e per attività di volontariato nell’ambito dell’aiuto umanitario devono essere presentate, invece, all’Agenzia esecutiva EACEA. Le domande per ottenere il marchio di qualità per le attività di volontariato solidale vanno presentate all’Agenzia Nazionale del Paese di provenienza dell’organizzazione richiedente, mentre quelle per il marchio di qualità per il volontariato nel settore degli aiuti umanitari vanno presentate all’Agenzia esecutiva EACEA. Le domande per ottenere il Marchio possono essere presentate in qualsiasi momento in quanto non c'è scadenza. I partecipanti hanno copertura spese viaggio, alloggio e un importo per le attività svolte.


Domanda:  lavoro in una start up che si occupa di neurotecnologia, vorrei sapere se ci sono normative a livello europeo in merito, grazie Mirko Guspitto 
Risposta
: sì, come tutte le innovazioni si devono adeguare ad una normativa vigente, ma le stesse normative europee ed internazionali oltre che nazionali necessitano degli aggiornamenti su cui comitati scientifici ed etici stanno già lavorando.  Relativamente alle neurotecnologie che hanno potenzialità rivoluzionarie in ambito medico, scientifico e persino commerciale, possono aiutare a curare malattie neurologiche, a potenziare le nostre capacità cognitive, a interfacciarsi con le macchine con la sola forza del pensiero, siamo tutti un po’ indietro con la tutela dei diritti umani. La crescente complessità delle neuroprotesi, per di più dotate di intelligenza artificiale, apre nuovi scenari in materia di responsabilità civile per i danni causati da malfunzionamenti o utilizzi impropri di tali dispositivi. La legislazione dovrà chiarire la ripartizione delle responsabilità tra i produttori, i distributori e gli utilizzatori di neuroprotesi, garantendo una tutela adeguata ai soggetti danneggiati. Nel diritto amministrativo, la gestione di banche dati contenenti informazioni sulle neuroprotesi impiantate nei cittadini richiede la definizione di norme chiare per la gestione di tali banche dati, garantendo la tutela dei diritti dei cittadini e la prevenzione di abusi. Nel diritto del lavoro, l’utilizzo di neurotecnologie per monitorare l’attività lavorativa dei dipendenti richiede di stabilire limiti precisi tutelando il diritto alla privacy dei lavoratori e garantendo loro condizioni di lavoro dignitose. le tecnologie nascono come strumentali allo sviluppo delle comunità umane e delle persone che le compongono: la prospettiva dello sviluppo di tali comunità e degli individui deve dunque rimanere il fine, e l’innovazione tecnologica il mezzo, scongiurando il rischio che tale rapporto venga invertito con la riduzione delle persone a ostaggio della innovazione tecnologica, e il significato del loro sviluppo piegato a tale innovazione. La Corte Costituzionale cilena, prima al mondo, il giorno 8 agosto 2023 ha adottato una sentenza destinata a rimanere pietra miliare sul confine tra tecnologia e tutela della integrità della persona. Il Comitato di Bioetica del Consiglio d'Europa ha adottato la nuova strategia per il quinquennio 2020-2025 con riguardo ai diritti umani nell'ambito della tecnologia e della biomedicina il 21 novembre 2019. Tecniche come l’optogenetica, la stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS) potrebbero, in futuro, raggiungere una precisione tale da manipolare pensieri, emozioni e persino il comportamento, con o senza la consapevolezza dell’individuo. Il dibattito è in atto e il Comitato internazionale per la bioetica dell’UNESCO (IBC) ha proposto un “quadro di governance” all’interno di una futura Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla mente e i diritti umani, una nuova “Dichiarazione universale sui diritti umani e la neurotecnologia“.L’OCSE  ha già affrontato la questione, organizzando audizioni e commissionando relazioni ; il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha incaricato il suo Comitato consultivo di elaborare uno studio completo sulle neurotecnologie e i diritti umani. Sino al 12 luglio era aperta una consultazione on line dell’UNESCO per elaborare una Raccomandazione sull’etica della neurotecnologia e definire linee guida per uno sviluppo responsabile di queste tecnologie a beneficio dell’umanità e non a suo detrimento. La prima stesura della Raccomandazione è stata elaborata da un gruppo di esperti ad hoc (AHEG) durante il loro primo incontro presso la sede centrale dell’UNESCO (Parigi, 22-26 aprile 2024). Un secondo incontro (Parigi, 26-30 agosto) seguirà per integrare i contributi ricevuti, inclusi quelli raccolti tramite la consultazione online. Inoltre tutte le nuove normative sulle applicazioni dell’Intelligenza artificiale sono in continua evoluzione e l’Unione europea mette al centro l’essere umano, mentre altre realtà vorrebbero mettere al centro solo il libero mercato senza tenere conto dell’etica.

Domanda: cosa si sta facendo a livello europeo contro la disinformazione on line? Adriana Vonti
Risposta
: ci sono i progetti cofinanziati dal programma Europa Digitale in atto, inoltre ci sono diversi hub, ciascuno dei quali copre uno o più Stati membri dell’Unione europea, che fanno parte di EDMO, l’Osservatorio europeo sui media digitali, per contribuire alla lotta contro la disinformazione in tutta l’Unione europea. La creazione dell'Osservatorio è uno degli elementi del piano d'azione dettagliato della Commissione contro la disinformazione, pubblicato nel dicembre 2018. EDMO può contare su una rete di 14 Hub nazionali o multinazionali attivi in 28 paesi dell'Unione Europea e del SEE. Gli hub EDMO offrono un potenziale unico per comprendere e agire su specifiche vulnerabilità dei media digitali nelle aree che coprono. Oltre ad attività di monitoraggio e ricerca, EDMO offre regolari moduli di formazione online volti a supportare le diverse parti interessate nella comprensione e nella lotta alla disinformazione online. Il programma di formazione EDMO si concentra su una varietà di argomenti, approcci e prospettive disciplinari relativi alla ricerca sulla disinformazione, sull'alfabetizzazione mediatica, sul fact-checking e sull'OSINT e sull'analisi delle politiche. EDMO ha creato una rete di organizzazioni di fact-checking con sede nell’UE per favorire la collaborazione nel contrasto alla disinformazione. Le attività di verifica dei fatti di EDMO includono La pubblicazione di brief mensili di fact-checking che illustrano le principali tendenze di disinformazione; la pubblicazione di indagini cooperative focalizzate su specifici temi di disinformazione; la creazione e l'aggiornamento di una mappa delle organizzazioni di fact-checking basate nell'UE e delle loro principali caratteristiche; la creazione di un archivio consultabile di verifiche dei fatti online disponibile in diverse lingue dell'UE attraverso la traduzione automatizzata; l'organizzazione di corsi di formazione ed eventi per fact-checker.


 


 



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