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'Festival delle Penne Libere' l'intervista a Enzo Magistà
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di Annibale Gagliani

Enzo Magistà, da Conversano (Ba) con 70 primavere sul taccuino, è il decano dei giornalisti televisivi pugliesi, nonché fondatore, insieme all’ingegner Luca Montrone, di Telenorba. È stato insignito insieme ad altri del premio “Penne Libera 2023” a Cisternino (Br), all’interno dell'ominimo Festival. Una rassegna che celebra il compleanno del periodico Porta Grande e approfondisce il ruolo del giornalismo nello sviluppo turistico, annoverando tra gli ospiti personalità di rilievo: il giornalista RAI Beppe Convertini, gli scrittori Francesco Carofiglio e Gabriella Genisi, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, Pietro Ricci e il direttore di Affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino. L’evento - a cura della Pro Loco, dell’associazione Poli.giò e del Presidio del Libro di Cisternino, in collaborazione con Legambiente - è patrocinato della Regione Puglia e dell’Ordine dei giornalisti regionale.

La penna libera Enzo Magistà, ha una storia che è sinonimo di determinazione professionale e valorizzazione del Tacco d’Italia. Insieme a lui abbiamo ripercorso le fasi salienti del suo sogno, tradotto in una longeva e ancora trainante carriera.

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Quarantacinque anni dalla fondazione di Telenorba insieme all’ingegner Montrone. Qual è il ricordo più vivido di quel 1978?

Il ricordo più vivido è una sera d’estate, facevamo già Radio Telenorba, e decidemmo di fare la televisione. Avevamo finito i lavori d’impianto dell’antenna televisiva sul Palazzo di Piazza Conciliazione, davanti alla Cattedrale di Conversano. Accendemmo il trasmettitore per provare il segnale: scoprimmo con nostra enorme delusione che il canale non si vedeva. Quel giorno vivemmo un momento decisivo per la nascita dell’emittente: ci crollò il mondo addosso, il sogno sembrava svanire, invece, fu allora che prese in mano il progetto in maniera decisa l’ingegner Montrone. Grazie alla sua caparbietà e alla sua intelligenza, ci organizzammo con un metodo razionale ed efficace, rivoluzionando tutto in quattro mesi. A novembre del 1978 vedemmo finalmente la luce.

Dirige di telegiornali di Telenorba da quattro decadi, ha visto cambiare il nostro Paese e l’informazione. Qual è la notizia che le ha portato più emozioni, magari contrastanti?

Il terremoto del 1980, domenica 23 novembre, ore 19:40. Partito dall’Irpinia ed estesosi fino al foggiano passando per la Basilicata. Eravamo in redazione a completare la rubrica sportiva della sera e la terra tremò sotto i nostri piedi. Ci mettemmo subito in macchina e andammo a documentare quello che era accaduto. Cominciammo una maratona non stop dal 24 novembre per diverse settimane, cercando di dare voce ai terremotati. Documentammo i fatti interamente e meglio rispetto alla televisione di Stato. Furono giorni dolorosi con migliaia di morti e ancora oggi ci sono comuni che si stanno ricostruendo. Per noi fu il momento della svolta: il territorio si accorse, attraverso quella occasione, dell’importanza delle televisioni locali. Vedemmo riconosciuto il nostro ruolo sociale.

Qual è la battaglia giornalistica della sua vita?

Mi sono sempre battuto per la libertà d’espressione e per quella fisica. Una battaglia che ricordo è quella del Caso Pupillo, 1999. Giovanni Pupillo era ritenuto colpevole di aver ucciso una ventenne di Gravina, Maria Pia Labianca, ed era rimasto in carcerazione preventiva per 3 anni alla casa circondariale di Turi, senza che ci fossero ancora le prove. Certo, successivamente, l’omicida è stato condannato a 21 di carcere, ma la nostra battaglia servì per riflettere proprio sulla carcerazione preventiva senza prove, cosa che oggi sarebbe stata inaccettabile. Per condannare una persona ci vogliono le prove. Un approccio che mi ricorda l’omicidio di Meredith Kercher, altra nostra battaglia per la giustizia e la libertà. Nella ricostruzione della verità abbiamo sempre osservato come contro gli imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, non vi fossero prove, dato confermato dalla Cassazione.

Il gruppo Norba cresce, conquistando la ribalta nazionale (vedi Battiti Live). In passato avete sfornato diversi talenti in vari campi, penso a fior di giornalisti, a Zalone, Solfrizzi, Pio e Amedeo. Qual è l’obiettivo per il futuro?

Continuare a coltivare le eccellenze locali, a tutti i livelli: cultura, giornalismo, spettacolo, imprenditoria. Oggi la RAI ha invitati che sono nati a Telenorba. Potrei fare diversi nomi, ne spendo uno come esempio: Giacinto Pinto, di Lucera, inviato sul fronte di guerra in Ucraina, ha cominciato da noi.

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La Puglia attrae il mondo. I dati sulle presenze turistiche e le recenti sfilate di moda, così altisonanti, ne sono la riprova. Si aspettava questa crescita? È tutto oro quel che luccica?

Mi aspettavo una crescita, sapevo sarebbe avvenuta, ma non mi aspettavo i tempi coi quali si è manifestata. Questo può rappresentare un fatto negativo, perché la crescita esponenziale degli ultimi otto anni sta facendo venire a galla i limiti della Puglia turistica e ciò può rappresentare un boomerang.

Doni tre parole d’ordine ai giovani pugliesi che vogliono fare il suo mestiere, restando “penne libere”.

Verificare, verificare, verificare. Purtroppo non si fa più: oggi la velocità è il fattore primario, ma la velocità t’impedisce la verifica delle fonti, di studiare il passato. L’importante è dare la notizia, giusta o sbagliata che sia. Il concetto basilare del giornalismo invece è verificare tutto.

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Pubblicato sul tema: Cisternino (Br), Angelo Maria Perrino al 'Festival delle Penne Libere'

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