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Forza Italia, Melini ad Affari: 'Gestione
verticistica, fittiani escano dal gruppo'

Antonio Bucci

Bari – L’ultimo ad andar via è il co-commissario cittadino Michele Picaro, uscito dal gruppo consiliare di Palazzo di Città per accasarsi tra gli alfaniani di Massimo Cassano. E due dei tre componenti ancora all’attivo sono Pasquale Finocchio e Fabio Romito, vicini a Raffaele Fitto e con un piede nel gruppo Misto. È ancora bufera in Forza Italia e nessuno lo nasconde più: “È il fallimento della gestione verticistica del partito portata avanti finora, un partito del tutto scollato dalla base”, sbotta con Affari Irma Melini, numero uno del partito barese e rimasta tra le fila berlusconiane nel day after della spaccatura con gli uomini dell’ex Ministro agli Affari Regionali.

L’ex braccio destro di Francesco Paolo Sisto lancia da tempo segnali di insofferenza: “Gli assenti hanno sempre torto”, aveva tagliato corto il segretario regionale, Gino Vitali, con chi gli faceva notare l’assenza della coordinatrice barese ad una recente convention azzurra. Ed ora è proprio lei a reggere il vessillo forzista in Aula Dalfino, nonostante i malumori evidenti: “Non vengo meno al patto con gli elettori, mi sono messa a disposizione come capolista alle Regionali, ottenendo nel capoluogo un risultato importante, ho continuato a fare attività consiliare in questi mesi ma il partito - così com’è - è una nave che imbarca acqua”, manda a dire d’un fiato, commentando le vicende recenti.

E se la diretta interessata smentisce le voci che la vorrebbero assai vicina alla maggioranza di Antonio Decaro (le stesse che la volevano candidata alla presidenza di un Municipio, alle Comunali, in quota al centrosinistra), al momento non ci sarebbero neppure le condizioni per un matrimonio politico con l’europarlamentare salentino. Il Vicerè di Maglie metterebbe a segno un colpo non indifferente, svuotando del tutto il contenitore politico dell’ex Cavaliere e battezzando, allo stesso tempo, un gruppo con le insegne del leone dei Conservatori e Riformisti, magari con l’aggiunta di qualche new entry di peso del calibro di Giuseppe Carrieri: “Sono i fittiani che devono lasciare il gruppo, mette in chiaro Melini, da tempo costretta a condividere lo scranno con un capogruppo, nei fatti, di un altro partito, ma vicepresidente del Consiglio sotto l’egida dei berluscones.

Difficile che sia lu Raffaele a fare la prima mossa. Ma non impossibile, se si contano le fibrillazioni in corso anche da quella parte della barricata: ai cahiers de doleances dei big nazionali Bianconi e Corsaro, si è aggiunto l’abbandono del senatore bergamasco Marco Lionello Pagnoncelli, passato sotto l’Ala di Verdini, costringendo i fittiani a perdere i numeri per il gruppo autonomo a Palazzo Madama. Scosse che arrivano fino alla roccaforte leccese, nella quale FI potrebbe salutare a breve anche il consigliere comunale Calò. E gli scontenti dell’ultimo rimpasto di Paolo Perrone – con l’ingresso azzurro nell’esecutivo e la prova di forza del tandem AloisiCaroppo, in disaccordo con lo stesso coordinatore Vitali - hanno impiegato poco più di una settimana per formare il gruppo autonomo Lecce 2017. Formalmente in maggioranza ma in grado di mettere in difficoltà il primo cittadino, se si dovesse arrivare alla prova del pallottoliere. Atene piange, Sparta non ride ma come consolazione non basta.

(a.bucci1@libero.it)