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Il CSM, Emiliano e la diligenza di Montesquieu

Antonio V. Gelormini

Il CSM, la Corte Costituzionale e il caso Emiliano alla luce de "L'esprit des lois" di Charles-Louis Montesquieu.

La Corte Costituzionale, a cui il CSM aveva rimesso la complessa questione dei magistrati in politica e del caso specifico riguardante Michele Emiliano e la sua iscrizione al Partito Democratico, ha rimesso allo stesso Consiglio Superiore della Magistratura il compito di precisare “fino a che punto si possa avere a che fare con i partiti da parte di un eletto magistrato”.

salsi csm

C’è chi ha parlato - anche se molto velatamente, ma alquanto frettolosamente - di “soluzione pilatesca”. Avrei buoni motivi per leggervi, invece, il mantenimento di un profilo alto da parte della Consulta, che dice al Potere Giurisdizionale: “La difesa della propria autonomia dipende da voi e dalla capacità di autoregolamentarvi”.

In altre parole, anche se non scritte o non pronunciate, la Corte mette in guardia il terzo potere costituzionale dello Stato dall’eccedere negli sconfinamenti, che prima o poi potrebbero dar vita a effetti “risacca”, da parte di uno o di entrambi gli altri due poteri (Esecutivo e Legislativo).

palazzo consulta ape

Per cui, la vicenda di Michele Emiliano non riguarda il cittadino Emiliano, quanto il magistrato - seppur in aspettativa - che veste la fascia di sindaco, diventa Segretario regionale pugliese del Partito Democratico e sale alla presidenza della Regione Puglia.

Di magistrati prestati alla politica - in forma e maniere più o meno provvisorie - ce ne sono stati non pochi, tanto da far dire allo stesso Emiliano: “Sono sempre stato convinto, come tutti gli altri numerosi magistrati eletti, come me iscritti a un partito, che l’aspettativa - che mi è sempre stata regolarmente concessa per l’espletamento del mio mandato di sindaco e di presidente della Regione - mi rendesse a questi fini un cittadino eletto come tutti gli altri, abilitato a partecipare alla formazione dell’indirizzo politico degli enti da me governati all’interno dei partiti”.

alfredo mantovano

Provo a citarne uno per tutti, anche per rimanere nell’ambito pugliese: Alfredo Mantovano, che dal 1996 al 2012 compie la sua esperienza politica da magistrato. Nel 1997 si iscrive al partito Alleanza Nazionale. Tra elezioni a deputato, prima, e a senatore dopo, ricopre più volte le cariche di Sottosegretario al Ministero dell’Interno, di presidente e di componente di Commissioni Parlamentari. Nel 2012, dopo la votazione della fiducia al Governo Monti - in antitesi alle indicazioni del suo gruppo il Popolo delle Libertà - non si ricandida e nel 2013 rientra in ruolo nella Magistratura. Indossata nuovamente la toga, oltre ad essere stato consigliere alla IV sezione penale della Corte di appello di Roma, da ottobre 2018 è consigliere di sezione penale alla Corte di Cassazione.

Forse, l’ulteriore risvolto contraddittorio per Michele Emiliano è stato quello di una tessera del PD presa - da magistrato in aspettativa - per poter assumere la carica di Segretario Regionale del partito. Accentuando una sorta di commistione-confusione di ruoli, e dando appiglio a qualche risentimento per la richiesta di avvio di un procedimento disciplinare.

Montesquieu esprit

E’ in questa sovrapposizione di ruoli e funzioni che il caso presenta aspetti “controversi”, meritevoli di analisi critica e di relative valutazioni di opportunità. Charles-Louis de Sécondat, barone di Montesquieu, nella sua idea di stato moderno - affidata al suo lavoro più famoso L’esprit des lois - aveva fatto ricorso alla metafora della diligenza, per rappresentare e affermare la dottrina della separazione e dell’indipendenza dei tre poteri fondamentali dello Stato: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario (i cavalli trainanti): equilibrati, coordinati e influenzati dai vari organi previsti nella prassi costituzionale di ogni nazione civile (le redini, le briglie e i finimenti).

diligenza

Va da sé che se le briglie cominciano ad intrecciarsi e i comandi inferti dal cocchiere confondono gli stessi cavalli, il rischio di non riuscire più a governare la diligenza s’impenna vertiginosamente. Ecco perché, la Corte Costituzionale nel suo ruolo di garanzia e nella funzione di dirimere eventuali conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, resta fedele allo spirito dei Padri Costituenti e alla tesi fondamentale - secondo Montesquieu - che “Può dirsi libera solo quella Costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato”.         

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato sul tema: CSM, 'ammonimento' a Emiliano per la sua iscrizione al PD