Il De Nittis di Vico Garganico
Firma e materiali sono 'coevi'
Il De Nittis di Vico del Gargano: firma coeva dei materiali e dei colori
La notizia è di quelle buone e dà un taglio decisamente gratificante a questo avvio del 2017, segnato da un inverno rigido e mitteleuropeo nelle temperature e alquanto "luminoso" e adriatico nelle sue giornate post-natalizie.
I laboratori di conservazione e restauro, che già si erano pronunciati positivamente sulla congruità e compatibilità della datazione dei materiali e dei colori del De Nittis di Vico del Gargano - di proprietà della famiglia Maratea - confermano che anche la firma è coeva degli stessi, mettendo una sorta di sigillo alla certificazione utile alla valutazione finale degli esperti, per l'attribuzione dell'opera in capo al celebre artista pugliese (Barletta) Giuseppe De Nittis.
Il maestro dell'impressionismo cosiddetto "meridiano", per l'originale impronta mediterranea data alla famosa corrente artistica, nata in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, aveva acquisito una sorta di leadership tra i colleghi parigini, apprezzata e riconosciuta anche oltremanica, nei consessi artistici britannici.
Un risultato frutto di opere - già ben quotate all'epoca - in cui è più evidente il tratto “dinamico” di De Nittis, dove il paesaggio non è affatto statico o fotografico: perché l’autore usa sapientemente le tonalità per animarlo - a volte più degli stessi personaggi indefiniti - per scrutarne ed evidenziarne la modernità e condividerla immediatamente con lo spettatore. Diventandone a sua volta, perciò, interprete “moderno”: elegante come un parigino o un londinese, e incisivo come un autentico uomo del Sud.
Il quadro, non grande ma prezioso, è un lavoro su legno (21x28cm) presumibilmente risalente al periodo a cavallo tra i cicli degli “scorci parigini” e le “vedute londinesi” dell’artista barlettano - che si era affermato tra gli “Italiens de Paris” - è in Puglia da diversi decenni, ma a dargli ritrovato valore sarà la consapevolezza diffusa del “riscoperto” capolavoro.
L'opera appartiene alla collezione privata degli eredi del capo redattore diplomatico de “Il Messaggero” negli anni ’30, Francesco Maratea, di Vico del Gargano. E per l’imponderabile casualità degli eventi, si trova - ancora oggi - a pochi passi da quella via dell’affascinante cittadina garganica, che l’inconsapevole attribuzione toponomastica decise - tempo addietro - di dedicare proprio a Giuseppe De Nittis.
(gelormini@affaritaliani.it)
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Pubblicato in precedenza sul tema: Il 'De Nittis' ritrovato tra le brume del Gargano