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Il successo di Pesce ArRiva
AcquacUltura a Torre a Mare

Due pesci su tre venduti in Italia provengono dall’estero, ma il consumatore non lo sa a causa delle mancanza di una informazione trasparente. Proprio per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese, mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana, che tuteli la qualità e l'identità nazionale del prodotto, Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative pilota per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica.

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“E’ necessario rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza del pesce fresco e trasformato in etichetta. Negli ultimi cinque anni sono quasi triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 170 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. Il settore della pesca ha subito le ripercussioni di pratiche sempre più illegali e nocive per la salute umana, quali per esempio l’uso sempre più frequento del “catodo”, un prodotto chimico che, spruzzato sul pesce lo farebbe sembrare fresco, come appena pescato, anche quando invece non lo è magari perché importato dall’estero”. Lapidario il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, commentando il successo di pubblico di ‘Pesce ArRiva’, evento caratterizzato da cooking show e degustazioni di pesce fritto e pasta al sugo di pesce, nell’ambito del progetto ‘AcquacUltura 2014’ Programma Nazionale Triennale  della pesca e dell’acquacoltura 2013 – 2015 D.M. 12 del 28/05/2014 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

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“Attualmente - ricorda Tonino Giardini, Responsabile Nazionale di Coldiretti Impresa Pesca – la legge sull’etichettatura per il pesce fresco prevede la sola indicazione della zona di pesca, mentre per quello trasformato quella di confezionamento. Il pesce italiano, ad esempio, fa parte della cosiddetta “zona Fao 37”, che contraddistingue il prodotto del Mediterraneo. Il rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero è tanto più forte nella ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtà dall’estero”.

Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

La scarsa conoscenza delle specie ittiche – continua  – ha dichiarato Il Direttore della Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti -  ci impone di lavorare sulla promozione al grande pubblico delle eccellenze dei nostri mari. Inutile dire che la Puglia riveste in tale direzione un ruolo di prim’ordine, soprattutto dal punto di vista del cosiddetto pesce povero che, oltre alle qualità nutrizionali e alle straordinarie caratteristiche organolettiche, gode di un rapporto qualità-prezzo a tutto vantaggio del consumatori”.

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Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni e ha causato la perdita del 35% dei posti lavoro e la chiusura del 32% delle imprese, una “rotta persa” da tempo dal settore con una governance debole ed incapace di gestire una politica di ripresa.  Un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. 

La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato, e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative che hanno come obiettivo la semplificazione, il mercato e la tracciabilità.

(gelormini@affaritaliani.it)